Il
territorio fra le vie Nomentana e Salaria a Nord del fiume Aniene in Età Romana. 2
Principali
avvenimenti accaduti presso le due vie consolari. 1) Battaglia del Cremera.
“Consul pro gente loquitur: "adsiduo magis quam magno praesidio, ut
scitis, patres conscripti, bellum Veiens eget. Vos alia bella curate, Fabios
hostes Veientibus date. Auctores sumus tutam ibi maiestatem Romani nominis
fore. Nostrum id nobis velut familiare bellum privato sumptu gerere in animo
est; res publica et milite illic et pecunia vacet." Gratiae ingentes
actae. Consul e curia egressus comitante Fabiorum agmine, qui in vestibulo
curiae senatus consultum exspectantes steterant, domum redit. Iussi armati
postero die ad limen consulis adesse; domos inde discedunt.” (Livio II;48) Traduzione:
“Il console parlò a titolo della gens: “Padri Conscripti, la guerra contro Veio
esige ,come sapete, una difesa più assidua che ampia. Voi occupatevi di altre
guerre, concedete ai Fabii i nemici di Veio. Siamo i fautori quindi sarà sicura
la grandezza del nome di Roma. E' nostra intenzione condurre la guerra come se
fosse una cosa privata; lo Stato è esente da soldati e denaro. Ci furono molti
ringraziamenti. Il console, uscito dalla curia accompagnato da una schiera di
Fabii, che stettero ad aspettare nel vestibolo della curia la decisione del
senato, ritornò a casa. Ordinati di essere in armi il giorno dopo si trovarono
all'entrata del console; dopo rientrarono nelle case.”
2) Battaglia dell’Allia.
“Sed antecedente fama nuntiisque Clusinorum, deinceps inde aliorum populorum,
plurimum terroris Romam celeritas hostium tulit, quippe quibus velut
tumultuario exercitu raptim ducto aegre ad undecimum lapidem occursum est, qua
flumen Allia, Crustuminis montibus praealto defluens alveo, haud multum infra
viam Tiberino amni miscetur. Iam omnia contra circaque hostium plena erant et
nata in vanos tumultus gens truci cantu clamoribusque variis horrendo cuncta
compleverant sono.” (Livio V;37). Traduzione: “Ma con la notizia che avanzava e
i messaggeri di Chiusi, di seguito poi di altre popolazioni, la velocità dei
nemici produsse tantissimo terrore a Roma, infatti condotto a stento
precipitosamente un esercito improvvisato fu portato all'undicesimo miglio,
dove il fiume Allia, scendendo dai monti Crustumini in una gola profonda, non
molto al di sotto della strada si unisce al fiume Tevere. Già in opposizione e
tutto intorno vi erano nemici e gente idonea a inutili strepitii e riempivano tutta
l'aria con minacciosi canti e orrendi vari frastuoni.” 2)“In altera acie nihil
simile Romanis, non apud duces, non apud milites erat. Pavor fugaque
occupaverat animos et tanta omnium oblivio, ut multo maior pars Veios in
hostium urbem, cum Tiberis arceret, quam recto itinere Romam ad coniuges ac
liberos fugerent. Parumper subsidiarios tutatus est locus; in reliqua acie
simul est clamor proximis ab latere, ultimis ab tergo auditus, ignotum hostem
prius paene quam viderent, non modo non temptato certamine sed ne clamore
quidem reddito integri intactique fugerunt; nec ulla caedes pugnantium fuit;
terga caesa suomet ipsorum certamine in turba impedientium fugam. Circa ripam
Tiberis quo armis abiectis totum sinistrum cornu defugit, magna strages facta
est, multosque imperitos nandi aut invalidos, graves loricis aliisque
tegminibus, hausere gurgites; maxima tamen pars incolumis Veios perfugit, unde
non modo praesidii quicquam sed ne nuntius quidem cladis Romam est missus. Ab
dextro cornu quod procul a flumine et magis sub monte steterat, Romam omnes
petiere et ne clausis quidem portis urbis in arcem confugerunt.” (Livio V;38) Traduzione:
“Nell'altro schieramento non c'era nulla simile ai Romani, nè riguardo i
comandanti, nè riguardo i soldati. Il terrore e la fuga aveva pervaso gli animi
e la dimenticanza di ogni cosa, che la maggior parte fuggirono nella città
nemica di Veio, pur essendoci l’impedimento del Tevere, piuttosto che
giustamente andare a Roma dalle mogli e dai figli. Per un po' il luogo riparò
le truppe di riserva; nel resto dello schieramento non appena fu udito il
fragore da lato ai più vicini, alle retrovie da dietro, quasi ancor prima di
vedere il nemico sconosciuto, non solo si ritirarono integri e illesi senza
aver tentato il combattimento ma anche senza aver restituito il clamore; né ci
fu alcuna strage tra i combattenti; le retrovie vennero uccise in combattimento
tra di loro che si intralciavano nel disordine della fuga. Presso la riva del
Tevere nella quale si era rifugiata tutta l'ala sinistra gettate le armi ci fu
una grande strage, e molti inesperti a nuotare o stremati, con pesanti corazze
e altre armature, annegarono; tuttavia la maggior parte si rifugiò incolume a
Veio, da cui non solo non fu mandato alcun aiuto a Roma ma neppure la notizia della
strage. L'ala destra che si era tenuta più lontana dal fiume e più sotto il
monte, si diresse tutta a Roma e senza chiudere le porte della città si rifugiò
nella cittadella.”
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