mercoledì 19 giugno 2013

Carlo O. Gori: le "Memorie di pietra" nelle strade di Pistoia

Le "Memorie di pietra" nelle strade di Pistoia

Camminando per le strade del centro cittadino spesso ci capita, alzando lo sguardo su case e palazzi, di notare lapidi e targhe commemorative: una presenza discreta che accompagna gli itinerari della nostra vita. Entriamo qui nei panni del passante per soffermarci ad osservare questi “frammenti di storia” posti su edifici che, a differenza di cippi e monumenti,  hanno una stretta relazione col personaggio o con il fatto a cui si riferiscono.
Con l’Unità d’Italia,  a Pistoia, come in altre città, le lapidi commemorative si moltiplicano al fine di celebrare i personaggi del Risorgimento, patrioti e politici, ma anche uomini di cultura che con l’arte, la letteratura, la musica o la scienza hanno concorso alla costruzione di un patrimonio culturale comune nel quale identificarsi ed  in cui riconoscere le radici della nazione.
In tal senso due ampie epigrafi poste ai lati della porta del Palazzo comunale ricordano date significative: una, posta nel 1860, riferisce sul risultato del Plebiscito di annessione  e l’altra, del 1870, plaude a “Roma restituita all’Italia”; curiosamente, sul lato opposto della piazza, una lapide dedicata a Leopoldo II ricorda il ruolo avuto dal sovrano lorenese nel favorire il restauro del Palazzo del Tribunale.
Un’altra ampia lapide posta in P.za dello Spirito Santo, sul palazzo retrostante la statua del Card. Forteguerri, ci parla del Plebiscito relativamente ai Comuni di Tizzana, Montale, Serravalle, Lamporecchio, Marliana, Sambuca. 
Ma chi può rappresentare lo spirito del Risorgimento meglio di Garibaldi? Il 14 luglio 1867 il Generale fu a Pistoia, ospite dell’avv. Giuseppe Gargini in via della Madonna n. 40, e da qui, come rammenta un’epigrafe posta nel 1882, “parlò al popolo plaudente fatidiche ed amorose parole mallevando prossima la liberazione di Roma.”
Fra i personaggi risorgimentali pistoiesi, Niccolò Puccini (1799-1852), intellettuale, mecenate, filantropo, amico di letterati, artisti e patrioti, viene ricordato da una lapide collocata nel 1889 sul palazzo di famiglia in via del Can Bianco 13. A non molta distanza, in C.so Amendola 39, un’altra epigrafe posta nel 1905 da “i garibaldini pistoiesi” indica la casa dove morì Francesco Franchini (1805-1875), combattente a Curtatone, fatto prigioniero dagli austriaci, poi ministro dell'istruzione nel Governo Guerrazzi, infine preside del Liceo Forteguerri dopo l’Unità.
Due iscrizioni poste nel 1908 e nel 1909 in via Ripa della Comunità 8 e  in via Verdi 52 (già via della Pillotta) commemorano, indicandone le dimore, i due giovani martiri dell’occupazione austriaca del 1849, Sergio Sacconi (1830- 1849) e Attilio Frosini (1833-1849). Sempre in via Verdi due lapidi, collocate all’altezza del n. 19, sono dedicate al colonnello garibaldino ungherese Stefano Dunyov e segnalano che dal 1871 qui visse per diversi anni fino alla morte.
L’antica e prestigiosa Scuola medica pistoiese, ricordata dall’iscrizione collocata sotto il loggiato dell’Ospedale in P.za Giovanni XXIII, ed un’altra epigrafe posta nel 1906 sulla casa del medico e scienziato dell’agricoltura Antonio Matani (1730-1779) in C.so Fedi 53, introducono ad una doverosa considerazione sulla straordinaria fioritura che in campo medico-scientifico si avrà poi a Pistoia nell’arco del XIX secolo: gli illustri medici Filippo Civinini (1805-1844), Filippo Pacini (1812-1883), Atto Tigri (1813-1875), sono celebrati da lapidi poste sulle proprie dimore, rispettivamente in via della Madonna 46, in via P. Bozzi 10 ed in via S. Andrea 17.
In C.so Gramsci al n. 25 una lapide di epoca fascista, indica la casa natale del fisico Luigi Pacinotti (1807-1891) menzionandone anche il figlio, il pisano Antonio Pacinotti (1841-1912), inventore della dinamo. Sempre nella stessa via, all’altezza del n. 82, una targa apposta nel 2000 mostra la casa natale di Giovanni Michelucci (1891-1990), famoso architetto che ha molto prodotto nella sua lunga vita: fra le opere più conosciute è la stazione di Firenze. Nel campo delle lettere, delle arti e dello spettacolo notiamo innanzitutto che ben due lapidi sono dedicate alla breve (gennaio-agosto 1860), ma significativa, permanenza pistoiese di Giosuè Carducci, una collocata a lato dell'ingresso del Palazzo della Sapienza (oggi sede della Biblioteca Forteguerriana) dove il poeta insegnò, e l'altra all'altezza del n. 23 dell'omonima via (a suo tempo via dell'Amore) dove abitò con la famiglia.  Anche la scrittrice pistoiese Gianna Manzini (1896-1974) "che amò la sua città e la ritrasse nelle sue opere con squisita sensibilità artistica" è ricordata da una recente memoria fissata dal Comune sulla casa di via Vitoni 15 "ove visse dal 1909 al 1921".
Una lapide posta nel 1899 in via Cavour 10 rievoca Teodulo Mabellini (1817-1897), autore di “opere pregiate di musica sacra e teatrale”, mentre in via di Porta S. Marco 145 una targa del 1882 segnala il luogo della morte del commediografo pisano, notissimo nell’Ottocentro, Tommaso Gherardi del Testa, già combattente a Curtatone, avvenuta l’anno precedente presso la casa “della cara sorella”.
In via Abbi Pazienza 1 viene ricordato un altro illustre “straniero”, Carlo Lodovico di Borbone (1789-1883), già giovanissimo re d’Etruria, poi duca di Lucca (1815-1847) e infine duca di Parma fino al 1848, che erede del “palazzo che fu di Niccolò Sozzifanti…donava… al Comune di Pistoia l’anno 1863 perché vi si accogliessero gli istituti di beneficenza.”
Vengono menzionati anche alcuni personaggi “minori” del periodo post-risorgimentale: fra questi,  in via Verdi 48, il notaio e politico Cino Michelozzi, mentre un’altra lapide, collocata in C.so Gramsci, angolo P.za S. Francesco a fronte della vecchia fontana e di lato al Monumento ad Aldo Moro, rammenta che: “auspice Piero Bozzi sindaco…pure e fresche acque a Pistoia recavano incremento di salute e di decoro”,
Fra tante memorie “laiche” una lapide in via Abbi Pazienza 18 segnala l'Oratorio di San Filippo Neri, mentre un' altra,  collocata dai fratelli della Misericordia nel 1905, indica, in via della Madonna 58, un luogo dove si presume sostasse S. Francesco.
La casa natale di un illustre ecclesiastico, l’intellettuale Ippolito Desideri (1684-1733), missionario in Tibet dal 1715 al 1721, “primo in Europa a conoscere ed apprezzare la lingua, la religione e la civiltà del Tibet”, è indicata in via P. Bozzi 8 da un’ epigrafe posta dal Comune nel 1984.
Cinque lapidi ricordano poi episodi della II Guerra Mondiale e della Resistenza: in P.za S. Lorenzo si leggono i nomi dei popolani fucilati dai tedeschi il 12 settembre 1943, nella Piazzetta degli Umiliati si commemorano le vittime del terribile bombardamento aereo alleato del 24 ottobre 1943, una lapide posta sui muri della Stazione ricorda la partenza dei deportati nei lager nazisti, nella Piazzetta dell’Ortaggio, adiacente alla Sala, una memoria collocata sulle mura del vecchio ghetto il 27 gennaio 2010 ha ricordato la “profuga ebrea Regina Fiser, arrestata a Pistoia il 30 novembre 1943, deportata e uccisa ad Auschwitz”, mentre in P.za del Duomo, nel 2005,  sono stati onorati gli ex-partigiani pistoiesi che nel febbraio 1945 da lì partirono  per arruolarsi nel ricostituito esercito italiano e  combattere a fianco degli Alleati sulla Linea Gotica.
Vicende drammatiche del dopoguerra e di anni più recenti ci vengono infine rievocati dalle targhe dedicate all’operaio Ugo Schiano, ucciso in via Cavour durante una manifestazione il 16 ottobre 1948, ed al poliziotto Oreste Bertoneri che, nel corso di una rapina, cadde in via Orafi il 12 marzo 1987  “per la sicurezza di tutti i cittadini”.


       


                 


                                       Carlo O. Gori








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domenica 16 giugno 2013

Leandro Piantini. Poesia: Francesco d'Assisi

Francesco d'Assisi *

Dio è lontano, ma noi fiduciosi lo aspettiamo.
Francesco gli fu vicino, come Gesù.
Amava Dio per gioia non per paura, aveva tutto
era ricco, bello, allegro, era un incantatore
non un guru superbo e arrogante. “Francesco, ripara
la mia casa”. E cominciò a soccorrere chi era senza speranza.

“Non temete, il necessario vi sarà dato”.
Anche allora i cuori erano aridi, gli uomini infelici.
“Può rinascere l’uomo?”. E cominciò l’avventura
della sua follia: le stravaganze, la misteriosa allegria…
Il piccolo uomo dagli occhi ardenti crede nella
vita eterna e sa che Dio ci ama perché siamo miseri.
Il mondo cambia, nessuno è più quello di prima.
Un popolo di soldati feroci di mercanti di spie
sente che sulla terra è sceso un profumo di Paradiso.
Francesco vive tra le creature dei campi, gli animali,
d’inverno dà vino e miele alle api perché si scaldino.
Che bisogno aveva dei poteri sacerdotali?

Una cosa lo rende tanto umano, si smarrisce davanti alle donne.
“Non fatemi santo, sono ancora capace di generare”.
E camminò tanto da rovinarsi la salute, lontano
dall’Umbria verde: Papa Innocenzo, l’oriente
dei Crociati, il Gran Saladino. “Dio, fammi rivedere l’orto
dove mia madre mi cantava le canzoni dei trovatori”.

La sua morte fu un grido che fece tremare il mondo.
Era arrivata la fine e la terra nella luce verdeggiava.

Francesco, il mondo ha bisogno di te e non lo sa.
I disperati che fuggono dalle bombe e dalla fame, dalle loro case
distrutte, non sono mai stati così tanti da che la terra fu creata.
Ritornerà un nuovo Francesco all’alba del terzo millennio?


                                                                  
     
                                                      Leandro Piantini


Scrissi questa poesia negli anni Novanta ma non l’ho mai pubblicata, forse perché non mi sembrava il momento adatto? Chissà… Leandro




*
Pubblichiamo, ringraziando, questa bella e significativa poesia che l’amico Leandro Piantini - fiorentino, noto letterato e critico letterario, col quale abbiamo in più d’una occasione felicemente collaborato, gentilmente e su nostra richiesta - fra le sue composizioni  qui sceglie, inviandocela dal suo bel blog:

http://leandropiantini.wordpress.com/2013/03/15/

Cogliamo inoltre questa occasione per felicitarci, a nome di tutti i soci e gli amici, col Prof. Renato Risaliti, Presidente della nostra Associazione, per essere stato recentemente eletto Presidente del C.I.R.V.I. - Centro Interuniversitario di Ricerche sul "Viaggio in Italia" con sede a Torino.

                                                                   Per l'Associazione Culturale Prometeo Pistoia
                                                                                                             
                                                                                                                       COG





mercoledì 12 giugno 2013

Mauro Raddi e Giuliano Giovannelli: Pienza, città ideale.

Angoli d'Italia                        Pienza, "città ideale" *




le cose, le case
sede del ''buen retiro"
e, di un'ideale rifondazione
sede reale e meta
del sommo sacerdote cristiano:
che almeno nell'angolino natio
si piccò di rimetter diritto
e finalmente a modo suo, del tutto persuasivo
il gran mondo;
col piccolo mondo
dei piccoli òmini
che fu il suo regno
(per privilegio, regalato alla casta - perché no?
d'arte ... )
se ne van mescolate
alle cose mie, e case
alle tracce d'un amore dolcissimo
dentro la solitaria mente          e ai ricordi
(neanche questo poi - giudico
bene? tanto cristiano ... )
Città ideale,
o microcosmo - di più:
isola di stupore!
sopra il lastrico di mattone rosso
tra Palazzo Grande e palazzetti
si spalanca, di marmo bianco, invitante                 e fan doppio castone,
gemma tra gemme, le terre]
il Duomo di Pienza

"ogni giorno le chiavi, nelle mani
di un custode fantasma un po' zoppo
ogni giorno gelosamente proteggono
la preziosa cavità inaccessibile ... "

dietro, c'è il vasto
vòto celestino, che affonda
della valle dell'Orda                e dell'acque
ai grandi piedi dell'imponente
disegnato da lontane              monte Amiata,
La quale affonda s'allarga-
non, s'allaga -
come nel megalomane progetto:
isola di stupore in Europa!
al di sotto, ecco di quella piccola incrostazione
ch'è Pienza
città a misura d'Omo
regalata in privilegio,
o monile prezioso della cima
(o si rimpiccolisce forse, fuor di quel sogno?"


"Solo le strade
innocue bisce di fango,
si aprono gialle
trai morbidi verdi
dei prati in collina:
lenti: linee verdechiare
morbide zolle di grano
acerbe."



Enea Silvio dei Piccolomini alias Pio Il come ogni orno sa ordinò al
fiorentino architetto detto il Rossellino la rinnovazione dell'antico
borgo natio Corsignano, piacendogli ribattezzarlo col suo nome. Ac-
carezzò addirittura
il progetto d'uno sbarramento del fiume Orcia
nella sottostante volle, per suscitarvi un lago; progetto però che -
volendo continuare con immagini del solito genere
- non  lasciò ....
il
porto.






     
                     

                    Mauro Raddi, Giuliano Giovannelli





La poesia è del socio Mauro Raddi tratta dal suo libro di poesie Le cose della natura e festa! (con le tabulazioni volute dallo stesso Autore) e i disegni sono del socio Giuliano Giovannelli

                                                                                                                    COG




martedì 11 giugno 2013

Gamer Bautdinov (Гамер Баутдинов). Russkaja Toskana: la Toscana dei russi, in un libro di Renato Risaliti

Russkaja Toskana: la Toscana dei russi

La Toscana "russa". Il titolo di questo libro parla da sé, ma il nome del suo autore è ben noto  fra quei ricercatori russi che si occupano di storia e di cultura italiana. Inoltre, Renato Risaliti nella sua patria è uno dei più anziani russisti che nel corso di oltre mezzo secolo lavora proficuamente in diversi settori. Critico letterario e storico, traduttore e pubblicista, pedagogo e attivo uomo politico, Risaliti è stato ripetutamente eletto a incarichi statali e organi di rappresentanza.
Risaliti è nato nel 1935 nella cittadina toscana di Agliana (provincia di Pistoia) in una famiglia operaia. Dagli anni giovanili aspirava al sapere, e il suo interesse per la tematica russa è legato allo studio nell’Università di Mosca negli anni 1956-1961. Egli ebbe la possibilità di studiare in URSS essendo iscritto al PCI, come anche non pochi altri compagni di lotta. Alla facoltà di storia del MGU, i suoi pedagoghi furono specialisti di storia della Russia M.B. Rybakov. Cerepnin, I.D. Koval’cenko e dei paesi stranieri: K.F. Misiano, I.V. Grigor’eva,N.E. Zastenker, A.G. Bokšanin, E.V. Gutnova, I.S. Galkin e altri. Dopo gli studi il giovane specialista ha lavorato nella RDT alla redazione internazionale di “Radio Berlino”,. E dopo il ritorno in patria terminò la facoltà di filologia del noto Istituto Universitario Orientale di Napoli. Poi ha insegnato come professore di letteratura e storia russa nelle università di Pisa e Firenze  che condizionò anche l’indirizzo principale delle sue ricerche scientifiche.
Da un lato ci sono le opere sulla creatività di noti rappresentanti della letteratura russa (A.S. Puškin, M.E. Saltykov-Sčedrin, N.A. Nekrasov, M.A. Vološin, M. A. Bulgakov, altri scrittori e poeti).
Dall’altro c’è un ampio spettro delle diverse tappe della storia della Russia, dalla Russia medievale agli ultimi anni dell’esistenza dell’Unione Sovietica (1).
In questo contesto un posto particolare lo occupano le opere di Risaliti sui legami italo-russi, fra cui si distinguono le ricerche legate ai luoghi natali dell’Autore: la Toscana, Firenze, Pistoia.
A questo è dedicato questo libro che rappresenta una raccolta delle sue pubblicazioni di vari anni (2).
Le ha preparate per la stampa e le ha tradotte in russo il libero docente M.G. Talalay, che lavora con successo in Italia e che è un rappresentante particolare della storia e della cultura patria (russa)
Con queste pubblicazioni si possono seguire anche alcune tappe dei rapporti italo russi nel loro complesso. Rivolgendosi ai noti fatti storici, l’Autore nello stesso tempo osserva dettagli poco noti che arricchiscono la nostra conoscenza del passato.
Così, incominciando il racconto dei viaggiatori russi sugli Appennini egli osserva: “I primi uomini che sono vissuti entro i confini della futura Russia, in particolare nelle sue regioni meridionali, (Mar Nero), sono apparsi in Toscana nell’epoca dei comuni. Questi erano o pellegrini senza nome che visitavano i luoghi santi, o schiavi comprati nelle colonie genovesi sul Mar Nero e poi venduti sui mercati del Mar Nero” (p.32).
In un’altra opera, rifacendosi ad una ricerca del prof. Dell’Agata Antiche iscrizioni cirilliche del duomo di Lucca, Renato Risaliti riferisce un fatto curioso – “l’iscrizione lasciata dal pellegrino russo sul portale del Duomo di Lucca”, precisando che questa iscrizione “in onore del Volto Santo” è in cirillico (3).
Ricordiamo che la facciata del Duomo col portale è stata rifatta nel 1204. E parlando della partecipazione della missione della chiesa ortodossa di Mosca al concilio di Ferrara-Firenze del 1438-1439 Risaliti osserva: “Il grande artista Benozzo Bozzoli, che dipinse a memoria il Concilio di Firenze l’affresco “L’adorazione dei Magi” nella cappella del Palazzo Medici-Riccardi, incluse, come si suppone, nel novero dei suoi personaggi e dei partecipanti delle delegazioni della Chiesa Orientale, fra i quali il metropolita Isidoro, più tardi elevato- dopo che Mosca ruppe l’Unione e costrinse Isidoro a fuggire dal Papa di Roma.
Più coerentemente e multiformemente si svilupparono i rapporti russo-italiani a livello diplomatico, commerciale, culturale e artistico, che può essere seguito anche sull’esempio della Toscana, che a suo tempo rappresentava uno degli stati italiani nella variegata carta degli Appennini.
Ancora alla metà del XVII secolo a Firenze arrivarono le ambascerie di I.I. Čemodanov e V.B. Lichačev che negli incontri con il Granduca di Toscana Ferdinando II esaminarono le questioni dello sviluppo degli scambi commerciali. Fra l’altro anche agli inviati di Pietro I B.P. Šeremet’ev, P.A. Tolstoj e B.I. Kurakin che vennero a Firenze e lasciarono le loro memorie “Fu ordinato…. di andare negli stati cristiani europei per perfezionare la scienza delle faccende militari” (4).
Una tappa importante nei rapporti russo italiani e, in particolare,  dei rapporti russo toscani è il periodo post napoleonico. Parlando del sostegno della Russia fondamentalmente del principio legittimistico, avanzato da Taillerand al Congresso di Vienna del 1815, Risaliti osserva: “Dalle idee della Russia che coincidevano con le idee del legittimismo, due riguardavano la penisola appenninica: l’inclusione nella composizione del Regno di Sardegna la ex Repubblica di Genova e la restituzione al Granduca di Toscana al suo governante Ferdinando III (p. 40).
Il fatto è che fino al 1814 sul trono toscano c’era la sorella di Napoleone, Elisa Baiocchi, e dopo il ritorno di Ferdinando a Firenze fu creata una Missione diplomatica russa. La dirigeva l’inviato straordinario e ministro plenipotenziario il generale N. F. Chitrovo, sposato con E. M. Goleniščev-Kutuzov, figlia del famoso condottiero (5).
Il generale Chitrovo morì a Firenze e fu sepolto nel cimitero greco ortodosso a Livorno dove riposano le ceneri di molti noti russi.
Più tardi gli interessi della Russia a Firenze  furono rappresentati da altri diplomatici fra cui, Risaliti sottolinea la grande attività di A.M. Gorčakov.
Egli indica che l’epoca “la più intensa in tutta la storia (assai, del resto, breve) dei rapporti russo toscani divenne il periodo 1820-1833 (p. 44). Fu il periodo in cui sugli Appennini scoppiarono moti rivoluzionari, fra cui carbonari nel momento in cui la Russia fu occupata dalla soluzione dei rapporti con la Turchia e la Persia, e anche dall’insurrezione polacca. L’ultimo inviato di Pietroburgo nel Granducato di Toscana fu il conte N.D. Kiselev, che poi diventò il primo ambasciatore russo nel nuovo Regno d’Italia in quanto capitale dell’Italia unita nel corso di alcuni anni fu proprio Firenze.
Nel complesso a quel tempo i rapporti russo toscani acquistarono un carattere permanente. In Toscana venivano specialmente oppure arrivavano di passaggio uomini di stato e pubblici, rappresentanti dei circoli di corte e aristocratici di classe, scrittori e poeti, artisti e musicisti.. E l’aristocrazia russa acquistava nella stessa Firenze e in diversi angoli della Toscana palazzi e tenute (6).
Nella serie di coloro che venivano qui Risaliti nomina molti nomi. Il presidente del Collegio di Medicina V.N. Zino’ev, il commediografo D. I. Vonvizin,  i compositori M.S. Berezovskij e I.I. Čajkovskij, il letterato A.I. Turgenev e i pittori F.M. Matveev, S.F. Ščedrin, O.A. Kiprenskij, A.A. Ivanov, K.P. Brjullov, scrittori, poeti, studiosi della letteratura e critici V.A. Žukovskij, K.N. Batjuškov, P.A. Vjazemskij, N.V. Gogol’, N.V. Stankevič, A.A. Grigor’ev, N.A. Nekrasov, N.P. Ogarev, F.M. Dostoevskij, A.K. e L.N. Tolstoj, A.N. Veselovskij, J.M. Grevs, A.A. Blok, A.Ia. Brjusov, V.V. Rozanov e altri noti esponenti della cultura e dell’arte, senza parlare dei rappresentanti della cultura russa del XX secolo. Molti di loro hanno lasciato opere notevoli dedicate a Firenze, città bellissima e centro del Rinascimento italiano.
In questo elenco un posto a parte è riservato ai Demidov, nota dinastia di proprietari di miniere e uomini ricchissimi della Russia cui sono dedicati due capitoli del libro I Demidov a Firenze e Toscana e Archivio della principessa Demidova. Presumibilmente già nel 1818 N.N. Demidov si stabilì a Firenze. Era un benefattore e mecenate la cui suntuosa villa vicino  alla riva dell’Arno divenne il centro della cultura russa a Firenze.
Gli successe il figlio Anatolij Demidov. Si era sposato con la nipote di Napoleone, Matilde e acquistò il titolo di principe di S. Donato dal nome della villa sotto Firenze che suo padre aveva cominciato a costruire.
Le tradizioni culturali dei Demidov furono continuate dal nipote di Anatolij Nikolaevič, Pavel Pavlovič che comprò un’altra tenuta, e da sua figlia Maria Pavlovna. Lei si sposò con il principe S.S. Abamelek Lazarev, la sua ex villa a Roma appartiene all’ambasciata della Federazione Russa in Italia.
Renato Risaliti tocca anche il tema dei rapporti reciproci fra i rappresentanti dei circoli democratici e liberali dell’Italia e della Russia. E’ il noto decabrista di origine italiana Alessandro Poggio (8), a cui dopo l’esilio siberiano fu concesso di andare all’estero. Anche A.I. Gercen, è stato ripetutamente a Firenze e qui si incontrò con i democratici italiani fra cui i garibaldini (a Firenze insegnava anche suo figlio Alessandro).
Anche L.I. Mečnikov,fratello del famoso scienziato, e, partecipante alla spedizione dei “Mille” di Giuseppe Garibaldi, ha lasciato vivaci memorie di questa tappa della sua vita (9).
“La testa più calda l’aveva indubbiamente Michail Bakunin…” osserva Risaliti. Una delle conseguenze più importanti della permanenza qui di Bakunin fu la sua amicizia con il giovane italiano Angelo De Gubernatis.
Il giovane rinunciò perfino provvisoriamente alla cattedra universitaria per seguire l’insegnamento di Bakunin.
Da parte sua, il capo dell’anarchismo, cerca di legare sempre più strettamente a sé l’allievo, incoraggiando il suo matrimonio con una lontana parente, Sofia Bezobrazova che in quel momento si trovava a Firenze.
Il matrimonio, al contrario, fece rinsavire Angelo e lo spinse a ritornare all’insegnamento universitario. Grazie alla moglie russa, intelligente e volitiva, egli incominciò ad avere una importante funzione nello sviluppo dei rapporti culturali fra l’Italia e la Russia nella seconda metà del XIX secolo” (p. 37). Questa coppia di sposi fece molto per far conoscere agli italiani la letteratura russa (10).
Prima ancora, nel 1845, Cesare Bocella pubblicò a Pisa  la traduzione del poema di I.I. Kozlov Il monaco, e nel 1841 la traduzione dei Quattro principali poemi di A.S. Puškin. S.P. Ševyrev assieme a Giuseppe Rubini scrisse la  Storia della letteratura russa che fu stampata a Firenze nel 1862.
Risaliti rivolge una debita attenzione a quegli italiani che corrispondevano coi russi. Nello sviluppo dei rapporti con la Russia egli sottolinea in particolare la funzione di Vittorio Fossombroni (1754-1844) che diresse il governo del Granducato nel corso di tre decenni.Si hanno persino notizie che con Fossombroni , che si occupava anche di ricerche scientifiche, cercò di collegarsi anche l’Accademia delle Scienze di Pietroburgo. Ma nelle opere di Risaliti, ancora più spesso, si ricorda il nome dell’economista fiorentino Luigi Serristori (1793-1857) che scoprì per gli italiani nel 1816 il principio dell’azione delle macchine a vapore.
Egli conosceva il russo, visse in Russia (11), e a Odessa assolse per un breve periodo la funzione consolare. Serristori seguì l’andamento dell’esportazione del grano dalla Russia in Toscana in modo professionale e attento, compose una statistica dettagliata. Risaliti osserva: “Serristori era preso dagli aspetti storico economici e statistici… non di rado compiva “incursioni” anche in altri campi di cui ne è testimonianza il saggio sulla “Pubblica istruzione in Russia”… In ogni caso era strettamente collegato con i “moderati” toscani, con la rivista di G.P. Vieusseux (1799-1763) “Antologia”, nel complesso rifletteva il nesso fra i “moderati” toscani con la vecchia élite che si raggruppava attorno a Fossombroni (p. 70). A proposito, fu proprio Serristori ad affittare la sua villa ai Demidov a Firenze.
Il nome di Giovan Pietro Viusseux, svizzero d’origine e che aveva creato “Il cabinetto scientifico-letterario” a Firenze, la sua seconda patria, è ben noto a coloro che si occupano di arte e cultura dell’Italia.
Come riferisce Risaliti, Vieusseux intraprese un lungo viaggio nell’Europa Orientale, da Livorno alle frontiere dell’Asia, attraverso Pietroburgo e Odessa e pubblicò nella sua rivista “Antologia” materiali di carattere economico-commerciale, in particolare, sul commercio del grano cui era tanto interessata la Toscana. Una delle conferme di questo è il fatto che nel 1837 nel porto toscano di Livorno arrivarono 35 navi russe.
Renato Risaliti riferisce di alcuni altri suoi conterranei, alcuni vennero in Russia ma altri hanno contribuito alla diffusione della cultura russa in Toscana. Uno dei primi nomina il pisano Giovanni Lami (1697-1770), redattore del periodico “Novelle letterarie”. L’Autore è convinto che Lami traeva le notizie sulla Russia dalle “Izvestija” dell’Accademia delle Scienze di Pietroburgo che venivano inviate nelle biblioteche di Firenze. Egli, descrive assai dettagliatamente una serie di scoperte geografiche russe, incominciando dalla seconda spedizione della Kamciatka” (p. 65), e la sua rivista “contiene cose ancora più interessanti per gli slavisti – noi abbiamo in considerazione le notizie sulle occupazioni scientifiche di Lomonosov” (p. 66).
Sebastiano Ciampi (1769-1847), originario di Pistoia, informa sullo sviluppo dei rapporti fra “la Moscovia e l’Italia, in particolare con la Toscana, non solo per il commercio e l’artigianato, ma anche per la letteratura. Cosimo III, granduca di Toscana chiedeva libri in slavo” (p. 68).
Più tardi furono tradotti in italiano i poemi di M.M. Cheraskov La Rossiade e La battaglia di Cesmè. L’ultimo tema era in parte collegato con la Toscana in quanto proprio nel porto di Livorno c’era il quartiere generale della squadra del Mediterraneo che era comandata dal conte A.G. Orlov.
Risaliti definisce l’abate Ciampi “il padre o precursore della slavistica italiana” (p. 80) che è l’autore della fondamentale bibliografia critica degli antichi documenti che riguardano i rapporti dell’Italia con la Russia, la Polonia e altre terre settentrionali. Ciampi insegnò all’Università di Varsavia, essendo diventato “la figura chiave per molti italiani che andavano nell’impero russo e che transitavano attraverso la Polonia” (p. 81).
Lo stesso si può dire di un’altra persona originaria di Pistoia, Luigi Cappelli (1773-1849) che insegnò diritto canonico all’Università di Vilno. Uno dei suoi allievi fu O. I. Senkovskij, più tardi diventato famoso con le sue opere sotto il nome di “Baron Brambens”
Alla diffusione della cultura italiana in Russia contribuirono anche altri toscani. Uno dei più noti fra loro nel XVIII secolo divenne Vincenzo Manfredini (1737-1799) di Pistoia, compositore, teorico della musica, pedagogo che lavorò a Pietroburgo in qualità di Maestro di Cappella della Corte (12).
Dopo di lui seguirono altri compositori italiani da Galuppi a Cimarosa, e la loro attività contribuì molto alla formazione della cultura musicale russa.
I toscani erano rappresentati in Russia coi loro maestri nel campo della arti figurative. L’artista fiorentino Vincenzo Brioschi che fece una carriera di successo a Pietroburgo, gli scultori di Carrara Camillo Landini e Paolo Triscornia (ben note le copie da loro realizzate  dei gruppi a cavallo dei “Dioscuri” sistemati davanti al maneggio dei cavalli sulla piazza di S. Isacco a Pietroburgo, e all’artista Antonio Perfetti fu consegnato il diploma dell’Accademia Russa delle Arti già a Firenze.
Merita attenzione ancora un altro artista, originario di Pistoia Niccola Monti (1780-1864), partecipante al moto dei carbonari in Italia. Nel 1819 venne a Pietroburgo ove stabilì legami presso la Corte, si incontrò con i suoi conterranei, in particolare con Brioschi, e non solo dipinse, ma scrisse anche versi e prose. I luoghi notevoli di Pietroburgo, i costumi e le abitudini dei suoi abitanti Monti dedicò due libri interessanti “Poliantea” e “Memorie inutili”.
“Che cosa fece Monti in Russia? – Risaliti pone una questione reale a soggiunge che “come carbonaro egli avrebbe potuto anche di sua iniziativa cercare compagni di idee a Pietroburgo” (pp. 87-88). Continuando il tema insurrezionale, l’Autore fa ancora un nome, il medico Ercole Gigli che era entrato nella società segreta dei carbonari di Pistoia. Ma dal febbraio 1822 il suo nome scompare dalla cronaca locale, e a questo proposito Risaliti ricorda il fatto che negli elenchi dei decabristi figura il nome di Gigli, insegnante di italiano in Russia” (13). “Tuttavia, ai ricercatori russi non riuscì stabilire i fatti bibliografici di questo Gigli – osserva Risaliti. E’ possibile supporre che il medico pistoiese e l’insegnante di italiano in Russia siano la stessa persona?” (p. 89).
L’Autore racconta di alcuni altri toscani la cui vita, attività o creatività si svolge nel XX secolo. Fra questi c’è Dino Campana, autore della poesia “il russo” che aveva affermato lui stesso di essere stato in Russia, lo scrittore italo americano Niccolò Tucci (il padre era medico in Toscana e la madre era Maria Behr dalla Russia) e alcuni conterranei contemporanei dello stesso Risaliti: Marcello Pagnini, Aurelio Zanco, Ernesto Ragionieri, Marcello Venturi, Florio Colomeiciuc, Gino Filippini, Bruno Niccoli, coi quali l’Autore è venuto a contatto nella vita, negli studi fra cui a Mosca, e nella sfera professionale. Fra loro si distinguono i nomi del grandissimo storico Ragionieri, l’eminente specialista italiano del formalismo Pagnini, lo scrittore Venturi, il professor Zanco che invitò Risaliti a insegnare all’Università di Pisa. Egli scrive: “Il padre di Aurelio Zanco era un veneziano, ma la madre era una nobildonna russa i cui genitori avevano una tenuta sotto Charkov. L’infanzia di Aurelio si era svolta a Barvik e lui con soddisfazione ricordava la Russia e parlava russo. Negli anni 1920 studiava Cechov, collaborava con l’Almanacco bibliografico “L’Italia che scrive”” (pp. 124-125).
Finalmente Risaliti tocca i temi della II Guerra mondiale e della liberazione dell’Italia. Da un lato, egli esamina il punto di vista di Mosca sulla “questione italiana”, dall’altro, osserva la partecipazione della gente sovietica nella lotta comune assieme ai partigiani italiani contro gli hitleriani (14).
Il libro La Toscana dei russi (Russkaja Toskana) di Renato Risaliti è completata dalla introduzione della dottoressa delle Scienze N.P. Komolova e dal necrologio che le ha dedicato l’Autore stesso “Alla memoria di Nelli Komolova”.
Il libro termina con una postfazione del dottor V.P. Ljubin sull’”Agonia” dell’URSS,  la nascita della “nuova Russia e un testimone dalla Toscana”, e dall’elenco delle opere di Renato Risaliti sul tema russo. Dal suddetto elenco bisogna sottolineare uno dei suoi ultimi lavori “la presenza russa a Firenze dall’Unità alla fine degli anni Ottanta” (15).
In questo lavoro l’Autore fornisce un ampio panorama della vita e della attività dei russi a Firenze nella seconda metà del XIX secolo, come per concludere il tema della presenza russa in Toscana.
Dopo aver conosciuto il libro Russkaja Toskana sorge un naturale desiderio di figurarselo  come una particolare enciclopedia, in quanto esso è ricco di contenuti e ampio.
Si può ricordare il fatto che i ricercatori italiani di diverse generazioni hanno scritto delle “orme russe” in altre città e regioni dell’Italia. Anche questa opera trova riflesso nei materiali del ben noto sito www.russiinitalia.it. e sorge una domanda involontaria: che cosa impedisce di realizzare qualcosa di simile in Russia? Gli italiani, come in modo indistinto sul piano storico non chiamano le persone originarie degli Appennini, nel corso dei secoli hanno introdotto un enorme apporto nella storia e nella cultura della Russia, in particolare nel campo dell’architettura, arti figurative, musica, teatro.  Anche la geografia della loro presenza sulla terra russa non si limita solo a Mosca e Pietroburgo, ma abbraccia altre città del nostro paese dove sono vissuti e hanno creato i rappresentanti del grande lascito dell’epoca del Rinascimento.


                   

                 Gamer Bautdinov










Recensione di: 

RENATO RISALITI, Russkaja Toskana, Sankt Peterburg, Aleteja, 2012, pag. 190.
pubblicata in "Slavia", 20/3/12

Note

01. Cfr. in particolare R.RISALITI, Storia problematica della Russia, 11 voll., Firenze Toscana Nuova 2002-2012; ID, Storia della Russia dalle origini all’Ottocento, Milano, Mondatori, 2007.
02. Nel libro sono inclusi i capitoli tratti dalle seguenti opere di R. RISALITI: articolo rielaborato di “I viaggiatori russi a Firenze” “Rossija i Italica”, Vyp. M. 1996, pp. 137-154 (trad. di N.P. Komolova); Russia e Toscana nel Risorgimento, Pistoia, Tellini, 1982; Rapporti culturali fra Toscana e Russia nel 1700 in “Europa orientalis”, vol. 1, 1982, pp. 71-75. Intellettuali pistoiesi nell’Impero russo (Russia Lituania, Polonia), Firenze, Toscana Nuova 2008; L’attività politico economica dei Demidov in Toscana in I Demidov a Firenze e Toscana, a cura di L. Tonini, Firenze Olschki, 1995, pp. 33-50; Gli echi sovietici alla liberazione dell’Italia centrale e della Toscana in “Rassegna sovietica” 1986, n. 3, pp. 107-118; Ricordi, Firenze, Toscana Nuova, 2010.
03.  R. RISALITI, Russi a Firenze e Toscana Firenze, Brancato, 1992, p. 9.
04.  Archiv Knjazja F.A. Kurakina, SPB, 1890 T.1, pag. 254.
05.  Più dettagliatamente sulla “Firenze russa”. Cfr. anche le recenti edizioni: Dolli FIKEL’MON, Dnevnik 1829-1837. Ves’ Puškinskij Peterburg, M. 2009 e Zapiski grafa M.D. Buturlina, 2 vol., M., 2006.
06.Nel novero le ville dei Buturlin, Demidov, Elagin, Zakrevskich Druckich, Zubovych, Kudaševich, Potemkinich e altri: DOLGOVA EK. Florencija i ee okrestnosti, M. 1911
07. Cfr. in particolare: KARAMURZA A.A., Znamenitye Russkie o Florencii, M. 2001.
08. Più dettagliatamente su di lui Cfr. F. VENTURI, Il moto decabrista e i fratelli Poggio, Torino, Einaudi 1956; A.V. PODŽIO, Zapiski, pis’ma, Irkutsk 1989.
09.  Il frutto delle ricerche di R. Risaliti è diventata l’edizione dei ricordi di L.I. Mečnikov: MEČNIKOV L.I., Memorie di un garibaldino. La spedizione dei Mille a cura di R. Risaliti, Torino Moncalieri, CIRVI, 2008.
10. Ad esempio Cfr. POTAPOVA Z.M. Angelo De Gubernatis e la sua funzione nello sviluppo dei rapporti letterari italo russi (anni 60-70) in Russko-ital’janskie literaturnye svjazi. Vtoraja polovina XIX veka, M, 1973, pp. 96-162.
11. Cfr. R. RISALITI, Studi sui rapporti italo russi coi “Ricordi di viaggi” inediti di Luigi Serristori, Pisa 1972.
12. Cfr. anche Muzykal’naja enciklopedija, M. 1976, T 3, p. 435.
13. Dekabristy. Biografičeskij sbornik, M, 1988, p. 63.
14. Più dettagliatamente su questo: M.GALLENI, I partigiani sovietici nella Resistenza italiana, Roma, Editori Riuniti, 1967.
15. I. Drutskoj in Italia a cura di F. Audisio, Firenze  Le Lettere, 2009.


Gamer Bautdinov  è un noto giornalista e studioso russo. Laureato in lingue straniere cattedra italiana all’Università Linguistica Statale di Mosca. Ha lavorato come giornalista presso l’Agenzia Novosti, è stato Direttore responsabile dell’Agenzia per i Paesi Europei a Mosca, e anche inviato Roma. Già vicepresidente dell’Associazione URSS-Italia. e membro del consiglio direttivo dell’Associazione della Stampa Estera in Italia. Negli anni Novanta ha insegnato presso l’Università di Bologna, alla facoltà di Lingue e Letterature Estere. Collabora con l’ ENIT di Mosca, illustrando vari aspetti dei viaggi in Italia. Autore del volume Gli Italiani in Russia (Teti Editore 1986), è con Felicita Audisio e Renato Risaliti autore di I Drutskoj in Italia (Casa Editrice Le Lettere, 2009). Nel 1992 ha curato a Mosca l’edizione della primissima raccolta degli interventi di Karol Vojtyla in lingua russa.