sabato 28 novembre 2015

La Russia rompe l' «equilibrio» unipolare


La Russia rompe l' «equilibrio» unipolare 

L'informazione dei media occidentali, accecata dalla paura del «pericolo russo» vede ogni mossa della Russia in chiave imperialista: un trattamento risparmiato invece agli Stati Uniti che - nonostante le rassicurazioni - continuano a promuovere l'allargamento ad est della Nato, visto dai russi come una grave provocazione.
Nelle ondate informative che da decenni dominano l'Occidente tutto, la Russia, le sue azioni interne e internazionali occupano una parte importante degli attuali rapporti internazionali. Tuttavia, mentre si forniscono anche i più piccoli particolari sul tempo, negli Stati Uniti per quanto riguarda la cronaca sulla Russia (e non solo) di solito domina un silenzio assordante. Qualche volta il silenzio è rotto da brevi informazioni deformate sulla Russia e anche sul presidente Putin, magari facendo balenare il contrario di quello che è avvenuto e/o è stato detto.
Nell'ultimo anno le notizie sull'Ucraina hanno toccato vertici disinformativi difficilmente superabili. Per uno slavista viaggiato- re come me era fuori discussione che dopo il crollo dell'Unione Sovietica oltre 20 milioni di russi si erano ritrovati improvvisamente a vivere fuori dal territorio del proprio paese. Alcuni milioni di questi russi vivevano in Ucraina (Crimea ed Est ucraino) da tempo immemorabile. Durante le agitazioni del Maidan erano rimasti sostanzialmente tranquilli, si agitarono e insorsero solo dopo il 21 febbraio 2014 quando i neo-padroni di Kiev fecero una legge che proibiva l'uso della lingua russa. Un'ira furibonda sconvolse queste popolazioni che ribellandosi hanno portato all'annessione della Crimea e alla formazione delle repubbliche di Donetsk e Lugansk.
Dopo l'affondamento del Kursk, anche la rivolta del Maidan a torto o a ragione va attribuita alle mene degli Usa e dell'Occidente. Dopo le assicurazioni verbali del presidente Bush senior che la Nato non avrebbe avanzato ad Est, questa era una vera provocazione contro l'onore e la dignità della Russia, un vero tradimento delle promesse fatte, che metteva a repentaglio grave le posizioni imperiali russe nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. La Russia, che aveva sempre evitato di inter- ferire nella guerra civile siriana, in seguito all'arrivo dei profughi (dovuto, sì, a diversi fattori: dalla desertificazione alle persecuzioni dell'Isis, con cui gli Usa hanno avuto sempre una posizione ambigua perché non hanno mai stabilito dove fosse la distinzione fra certi gruppi di opposizione e l'Isis, tanto sottile da rendere l' osmosi continua e a doppio senso) ha rotto gli indugi ed è intervenuta con le sue forze aereo-cosmico-navali contro i cosiddetti moderati e l'Isis. Nel passato, l'Occidente (Stati Uniti e Francia) aveva aiutato i presunti moderati passati regolarmente con l'Isis e bombardato prevalentemente le forze fedeli al presidente siriano al-Assad piuttosto che quelle dell'Isis. A questo punto ci sono vari altri paesi che possono entrare ufficialmente nel gioco: da Israele alla Turchia, all'Iran. Gli unici sul terreno che si sono battuti contro l'Isis sono i curdi e l'esercito regolare di al-Assad.
I media occidentali agitano il ritorno del «pericolo russo», ma non c'è univocità, anche perché dopo i secoli XVI e XVII in cui si cercò di demonizzare l'apporto russo alle vicende europee, si ebbe un ritorno di questo pericolo prima della II Guerra mondiale e durante la «guerra fredda»: si tratta ormai di un'arma spuntata. Qualcuno pensa che l'attuale offensiva russa in Siria possa portare a rinsaldare l'influenza della Chiesa ortodossa. Personalmente lo ritengo poco probabile perché l'Ortodossia, sia nel mondo sia in Siria, è molto frammentata. Anzi, in Siria le varie Chiese cristiane sono non solo frammentate, ma molto divise e chiuse in se stesse fino a formare delle vere e proprie etnie che hanno perso da secoli lo spirito missionario e sopravvivono a se stesse. È già molto se riescono a sbarcare il lunario: non possono davvero pensare a estendere la loro influenza. Esiste quindi in Siria una situazione assai complessa, densa di inediti sviluppi perché lì la Russia dice che difende la sua sicurezza nazionale. I recenti contatti Russia-Usa sulla Siria possono portare a combattere l'Isis pur restando divisi sui fini.


                                                                                                                     
                  Renato Risaliti 
                                                                                                                
                       docente emerito dStoria dell'Europa Orientale 
                all'Università degli Studi di Firenze









































articolo pubblicato in "Confronti", n. 11  (nov. 2015)


















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