martedì 19 marzo 2013

Renato Risaliti: rassegna sulle fonti per lo studio della Resistenza a Pistoia, all'anno 2012


Pistoia: rassegna delle fonti sulla Resistenza (20.1.2012)

Il tema delle fonti della storia locale pistoiese del periodo della II G.M. e della Resistenza non può essere visto in maniera puramente locale, ma il livello locale si interseca come non mai in precedenza con le fonti che si possono rinvenire a livello regionale, nazionale e internazionale.Guai a noi se ci limitassimo a vedere il problema come spesso è stato fatto finora al solo livello locale. Si opererebbe un impoverimento e un restringimento grave e distorto delle fonti.Innanzitutto, va tenuto presente che in Italia nel periodo fascista è esistita una diarchia rappresentata dal Re, capo dello stato e dal Duce del fascismo e siccome il fascismo era così strettamente amalgamato con l’apparato dello stato è spesso assai difficile discernere il grano dall’oglio.La diarchia si ramifica a tutti i livelli: provinciale e comunale. Nelle province esisteva un contrasto sempre latente fra il federale di nomina del Duce e il Prefetto di nomina reale o nei comuni fra Podestà di nomina reale e segretario del fascio nominato dal Federale.Questo generava una continua diatriba sotterranea.Inoltre, a tutti i livelli esistevano le autorità della Chiesa Cattolica che avevano le Diocesi che a loro volta si suddividevano in parrocchie.Ognuno di questi poteri aveva quindi la sua gerarchia e i suoi archivi.Il fascismo italiano non fu mai monolitico come il nazismo.Quando il 25 luglio 1943, il fascismo fortemente indebolito dalle sconfitte militari, cade con un colpo di stato del Re, che approfitta di un ordine del giorno di sfiducia del Gran Consiglio del Fascismo, il popolo scende in piazza, occupa le sedi fasciste,  e comincia a bruciare i documenti delle sedi fasciste. ne fui testimone. Molti gerarchi presi dal panico e nella fretta di cancellare la loro partecipazione a tanti eventi, bruciano documenti…
Il 25 luglio 1943 è la notte dei falò. Ero bambino e ricordo i falò che nella notte del 25 luglio 1943 si accesero ovunque e illuminarono le piazze e le vie di ogni città e paese, di ogni agglomerato urbano e di tutte le montagne. Ricordo incancellabile! Ve lo assicuro.Ho visto i falò che sembrava volessero incendiare tutti e tutto. Sono cose che non si dimenticano, non si possono dimenticare anche se avevo poco più di otto anni.I simboli del regime, cioè i fasci littori che i fascisti avevano affisso ovunque furono distrutti la notte stessa e nei giorni successivi. Diversi simboli è possibile vederli ancora qua e là sui tombini dell’acquedotto comunale di Pistoia. I fasci littori erano incisi su lastre di ferro! Volevano essere documenti imperituri dell’era fascista!Per il momento non furono toccati gli archivi degli organi statali, ma nei mesi successivi verrà la loro volta..Intanto giova volgere lo sguardo al fatto che le famose otto milioni di baionette (e fra queste molti pistoiesi) furono disperse prima dalle superiori autorità in Africa Orientale e settentrionale (Libia, Tunisia, Egitto), in tutta l’Europa (Francia, Jugoslavia, Grecia, Russia).Molti italiani erano andati a lavorare in Germania stimolati dal bisogno. In seguito alle vicende belliche molti stranieri furono condotti anche a Pistoia come prigionieri.Dove sono gli elenchi dei pistoiesi che hanno combattuto sui diversi fronti? E’ un’impresa che non è stata mai neanche tentata. Non si sa quasi nulla delle loro esperienze e che i ricordi hanno portato con sé: da coloro che furono mandati in India dagli inglesi o in Inghilterra o negli USA dagli americani.Ancor prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943 inizia una nuova fase per diversi motivi: molti archivi vengono distrutti nel corso dei bombardamenti alleati, e dopo l’otto settembre trafugati dai repubblichini che lo trasferiscono al nord…Ci sono intere branche dell’apparato dello stato fascista che cessano del tutto di funzionare ma in modo graduale man mano che gli alleati avanzano dal Sud. Pensate al ministero delle corporazioni e tutto ciò che aveva a che fare con la bordatura burocratica e accentrata dello stato fascista. Che fine hanno fatto le incalcolabili tonnellate di documenti? Non si sa.Che fine hanno fatto migliaia di tonnellate di documenti non solo a Pistoia, ma a Roma? Ve lo siete mai chiesto?Ricordo che mio fratello Bruno, ora defunto che prese parte alla difesa di Roma raccontava di aver visto le strade di Roma piene di documenti trafugati e dispersi dai ministeri. L’otto settembre significò il crollo dello stato monarchico accentrato, ma anche la perdita di archivi immensi per ricostruire la storia d’Italia dei decenni precedenti. Pensate al Maschio Angioino di Napoli in fiamme! Con la costituzione della RSI Roma rimane la capitale formale ma i ministri della repubblica mussoliniana sono trasferiti al Nord. Quanti e quali documenti siano stati trasferiti non è noto, ma è noto che nei mesi successivi quando il fronte si stabilizzò sugli Appennini molti documenti fuono trasferiti in Germania (2) e poi in gran parte catturati dall’esercito sovietico durante l’avanzata fino a Berlino.L’unico luogo dove si conservò la continuità dello stato monarchico furono solo alcune province della Puglia (Brindisi, Bari, Taranto, etc).Nel resto d’Italia la continuità dello Stato si perse perché in Sicilia e Calabria ci fu l’occupazioni militare alleata precedente alla dissoluzione dello stato monarchico dell’otto settembre 1943.Nel resto d’Italia ci fu il regime della repubblica sociale di Mussolini, escluse le province nord orientali che vennero amministrate dalle autorità militari tedesche senza la parvenza della sovranità della RSI (3).Nei territori amministrati dalla RSI si nota una diversità di situazioni che in larga misura influiscono anche sulla sorte degli archivi pubblici. All’inizio ottobre novembre 1943 si crea un nuovo potere formale, quello della RSI, ma sotto la vigile sorveglianza delle autorità tedesche di occupazione.Durante l’occupazione tedesca con la fuga progressiva dei funzionari fascisti verso il Nord, molti archivi a partire dai picchetti dei carabinieri abbandonati dai militari, furono bruciati. Perché e da chi?Spesso furono gli elementi della malavita che fecero queste prodezze perché cercavano di cancellare le tracce delle inchieste su di loro, le condanne subite, etc. Naturalmente perirono insieme anche tanti dati politici locali su singoli “sovversivi” al regime fascista ma più ancora le rassegne sullo stato dello spirito pubblico locale.Questi mestatori per nostra fortuna (cioè degli storici) non sapevano che i documenti erano fatti in diverse copie e quindi è possibile ricostruire la storia locale attraverso gli archivi romani dei vari corpi dello Stato.E’ quello che ho fatto nel mio volume Antifascismo e Resistenza nel pistoiese (Pistoia, Tellini, 1976).La liberazione dal nazifascismo e l’arrivo dei vittoriosi eserciti alleati segnava una svolta effettiva nella storia d’Italia, compresa Pistoia.Al momento della liberazione di Pistoia il CNL provinciale ordinò e la fece fare, la distribuzione dei vari fascicoli personali agli antifascisti. Alcuni di questi fascicoli dopo averli studiati li consegnai all’Istituto Storico della Resistenza di Firenze (Dino Niccolai e altri) (4).La distribuzione di questi documenti ha avuto un carattere ambiguo perché non tutti furono eroi intemerati, ma vennero a patti con il regime fascista in varie maniere. Distribuendo i fascicoli nascondevano certe debolezze per vari motivi nei lunghi anni delle persecuzioni.Molti documenti della RSI furono trafugati al nord e poi in parte smarriti o nascosti, spesso per fini inconfessabili, ricatti compresi. Basti pensare alla partecipazione di tanti pistoiesi alle azioni delle SS italiane (5).La Resistenza generò la nascita di archivi nati nel corso della lotta. Va detto però che moltissimi documenti che sono stati stampati non sono coevi agli avvenimenti, ma frutto della memorialistica successiva ai fatti.Molto importanti sono stati i documenti trovati negli archivi americani e inglesi e anche quelli negli archivi tedeschi sulla dislocazione delle truppe della Wehrmacht e dei suoi rapporti con le autorità della RSI (6).Gli archivi russi sono importanti solo per l’immediato secondo dopo guerra 1944-1947 (7) essendo i loro rappresentanti membri della Commissione Tripartita di Controllo. Per quanto riguarda i verbali del CNL che io ho proposto ripetutamente di stampare, nessuno lo ha fatto.
Personalmente ne feci una copia a mano che conservo.
Purtroppo i verbali del CNL prima della Liberazione non esistono, sono rimasti solo sprazzi di memoria di Gerardo Bianchi e Italo Carobbi (8).Anche i verbali delle varie formazioni partigiane sono stati pubblicati solo in parte da me. Ma i dirigenti dell’Archivio di Stato hanno diviso le carte della Val d’Ombrone, da quelle della Valdinievole, con il risultato che ora è molto più difficile seguire l’evoluzione della lotta partigiana in tutta la provincia di Pistoia nel complesso.Un’altra fonte storica è quella relativa all’aiuto che le nostre popolazioni dettero agli ex partigiani di guerra alleati. Furono rifocillati, rivestiti, nascosti e poi attraverso le formazioni partigiane furono accompagnati per vie tortuose attraverso le linee del fronte e salvati.Anche in questo campo salvai tutta la documentazione e ne scrissi un saggio (9).Esiste anche un altro tipo di documentazione che per ora è stata poco, per non dire mai, usata. Si tratta dei diari che i nostri soldati hanno tenuto durante la guerra o la Resistenza. Per quello che mi riguarda ho pubblicato quello di Esterasi di Monsummano (non ne ho potuto pubblicare un altro per l’opposizione dei congiunti ai miei giudizi dei fatti narrati. Anche questa documentazione assieme alle lettere e cartoline scritte dal fronte possono essere importanti documenti storici (10).Queste sono le fonti archivistiche che si conoscono almeno in parte.Si deve tener presente che è incalcolabile la qualità e la quantità dei documenti distrutti nelle varie fasi della guerra e della lotta antifascista.Molti documenti non sono stati distrutti, ma più spesso dispersi in mille rivoli privati, familiari o personali. Per recuperarli ci vorrebbe una politica capillare, metodica e sistematica che nessun ente fa davvero. Di solito sono i privati che li consegnano agli Istituti provinciali della Resistenza o agli Archivi di Stato. Comunque, poi questi documenti non vengono raccolti e/o raggruppati secondo i temi.Questo finisce per impedire ogni ulteriore ricerca seria sulla Resistenza basata sui documenti.Spero che nessuno se ne abbia a male, non indico nessun colpevole, voglio solo sollevare un problema ormai maturo e che richiede più attenzione.Ma questa è solo una parte, forse la più piccola del problema. Ne esiste un’altro collegato, e che a mio giudizio non è stato neanche sottoposto agli organi competenti.Mi riferisco ai numerosi archivi diocesani, parrocchiali, conventuali e delle varie organizzazioni cattoliche a partire dall’Azione cattolica, che tengono ben stretti e nascosti i loro archivi sul periodo della II Guerra Mondiale e il secondo dopoguerra.Nel passato mi è capitato di sottolineare come a livello pistoiese sono comparsi dei fascicoli che non si sa bene quando e come fossero capitati nel convento di S. Domenico (un centro attivo della Resistenza cattolica pistoiese) delle cartelle della Questura da cui risultavano tutta una serie di antifascisti che poi sono stati dimenticati (11).Potrei anche ricordare la vicenda di Don Mazzei e della storia della parrocchia di Lucciano da cui è sparito il fascicolo relativo alle vicende della II Guerra Mondiale (12).Qualche anno dopo a Firenze ho fatto una esperienza sconcertante quando l’archivista del convengo di S. Marco mi fece vedere e toccare l’archivio personale di P. Lupi di Piccioli e poi mi negò la possibilità di consultare i documento con lo specioso pretesto che i confratelli quei documenti non li avevano ancora esaminati!..Gli archivi parrocchiali a Pistoia almeno sono stati riuniti a cataste separate nei locali del Seminario senza neanche fare un inventario. Nessuno sa cosa contengono. A chi giova tutto questo? Penso a nessuno e meno che mai allo sviluppo della storiografia locale e nazionale.Col tempo sono convinto che per quanto riguarda la storia della Resistenza italiana, se questi documenti fossero riordinati e messi a disposizione degli storici, i dati nuovi potrebbero chiarire tanti nodi irrisolti e ampliare enormemente la conoscenza del nostro passato lontano e recente.

     


                     

                           Renato Risaliti


_________________________________________

Note

1) Questo contributo vuole essere una revisione complessiva al n. 25 di “Farestoria”, a. 1995, n. 2.
2)Cfr. F.W. DEAKIN, Storia della Repubblica di Salò Torino, Einaudi, 1962, pp. 1087-1105.
3) Cfr. Occupazione tedesca in Italia in A. BOLDRINI, Enciclopedia della Resistenza, Milano 1980, p. 255.
4) Cfr. Archivio della Resistenza in Toscana, Firenze, fascicolo ad nomen.
5)LAZZERO, Le SS italiane. La Resistenza generò la nascita di archivi nati nel corso della lotta. Va detto però che moltissimi documenti che sono stati stampati non sono coevi agli avvenimenti, ma frutto della memorialistica successiva ai fatti Molto importanti sono stati i documenti trovati negli archivi americani e inglesi e anche quelli negli archivi tedeschi sulla dislocazione delle truppe della Wehrmacht e dei suoi rapporti con le autorità della RSI (6).
6)  Cfr. G. PETRACCHI, “Intelligence” americana e partigiani sulla linea gotica Foggia, Bastoni, 1991.
7) R. RISALITI, Zibaldone moscovita, Torino, CIRVI, 2012.
8)Cfr. G. BIANCHI, in “Fare storia”, n. 26, p. 4, ma da vedere anche di G. BIANCHI, “Fare storia” n. 16.
9) Cfr. R. RISALITI, Patriottismo internazionalistico dei Resistenti pistoiesi, Pistoia, Amministrazione comunale, 1974.
10)  Cfr. R. RISALITI, Altre questioni geopolitiche e geostrategiche vecchie e nuove, Firenze, Toscana Nuova, 2012.
11)S.I. CAMPOREALE, “Antifascismo e Resistenza” di Renato Risaliti. Continuità e discontinuità in “Vita Sociale” 1976, p. 265-270.
12) Cfr. R. RISALITI, Don Giuliano Mazzei. La vita e le opere, Prato, Omnia minima ed. 2000.


                       
                                                


















Filomena PaveseEmanuel CarforaAnna Capecchi Patrizia Biagini Carlo Bennati Ettore Nesi piace questo elemento.
Maria Lorello ha condiviso la tua foto.
Anna Capecchi ha condiviso la foto di Carlo Onofrio Gori:"Contributi da un famoso storico pistoiese alla resistenza."

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.