Russi
in Italia è una tematica in cui si sono (o meglio) si erano già cementati
illustri studiosi in Italia (a partire da Ettore Lo Gatto per finire con Piero
Cazzola) e in Russia. Qualche
curioso di storia di varia umanità si chiederà, giustamente, che bisogno c’era
di scrivere un nuovo libro su questo argomento, dal momento che se ne era già
parlato? E’ un interrogativo serio che merita una risposta chiara e
circostanziata. Infatti, l’Autore di queste righe si era già cementato con
questi benedetti russi in Italia in diverse pubblicazioni che enumeriamo per
brevità: Russia
e Toscana nel Risorgimento (Tellini 1982); Russi a Firenze e Toscana (Brancato,
1992); Gli Slavi in Italia (Cirvi, 1996); Nicola Ottokar storico del Medioevo
(Olschki, 2008); la traduzione delle Memorie di un Garibaldino (Cirvi, 2008).Questo
nuovo volume si inquadra in una ricerca sui russi in Italia che si estende per
oltre quaranta anni tanto quanto è durata la nostra attività di insegnamento
all’Università di Firenze.Certo
non abbiamo la presunzione di aver esaurito l’argomento della ricerca. Tanto è
vero che dopo la pubblicazione di questo libro ne abbiamo stampato un altro
dedicato alla letteratura e ai rapporti italo russi in cui a partire dal
Settecento si vedono i profondi legami di una improvvisatrice pistoiese come
Corilla Olimpica, laureata poetessa in Campidoglio e chiamata da Caterina II
alla corte di Pietroburgo che la poetessa pistoiese malauguratamente per lei
rifiutò. Non solo! Ma la prima poesia famosa di Puškin Il pugnale fu stampata
anonima a Firenze nel 1828 cioè durante la vita del padre della letteratura
russa moderna.
Ma c’è di più! Il Duca di Lucca nel 1828 invitò a Lucca il
sacerdote uniate Lučkaj che è anche autore di una grammatica rutena e il
patriarca della storiografia ucraina, autore di una Storia della Rutenia in
cinque volumi. Questo sacerdote ruteno ebbe contatti anche col russo-fiorentino Buturlin. Si sarebbe potuto
ampliare il quadro parlando di un architetto Iosif Iofan in Italia o di Viktor
Nekrasov o di cento altri russi; ma abbiamo voluto evidenziare coloro che hanno
scritto o lasciato scritti sull’Italia. La
novità del mio Russi in Italia non sta tanto nel numero e nei nomi che si sono
ricordati nel libro che sono i grandi letterati (Leone Tolstoj, Fedor
Dostoevskij), grandi musicisti (Čajkovskij), grandi pittori (da Silvestr
Ščedrin a I.D. Korin), grandi agitatori politici (da Herzen a Bakunin e Lev
Mečnikov), grandi scienziati (A.A. Herzen e Ilja Mečnikov). Anzi,
con questo libro siamo i primi in assoluto a segnalare la presenza ripetuta a
Firenze e in Italia di A.A. Herzen e di Ilja Mečnikov, premio Nobel e di
un’altra numerosa pleiade di scienziati russi e a mettere in luce i legami
profondi fra il grande naturalista fiorentino Odoardo Beccari e il maggior esploratore russo di tutti i tempi Miklucho
Maklaj, che si conobbero e si stimarono in Nuova Guinea! Ma
la novità non sta tanto nei nomi nuovi di russi più o meno celebri che sono
stati in Italia e in Toscana, ma quanto nel tipo di documentazione scritta,
tratta dagli epistolari, dalla produzione poetica che hanno lasciato sul nostro
paese, sui suoi monumenti artistici, sulla sua storia e sul paesaggio italiano. Molto spesso si tratta di pittori di cui riproduciamo alcuni dei quadri più
celebri: da Silvestr Ščedrin ad Aleksandr Ivanov. Di Ščedrin e di Korin
riportiamo anche larghi brani delle loro impressioni italiane e toscane. A
proposito del paesaggio toscano se ne parla non solo nelle lettere di Korin su
Firenze o S. Gimignano, nelle lettere di Andrej Karamzin padre adottivo di P.P.
Demidov, ma anche nelle poesie di N.P. Ogarev su Firenze, Pisa e Livorno, di
N.P. Komalova su Serravalle, Montecatini e Collodi, nelle lettere di G. Filatov
su varie città italiane subito dopo la liberazione del 1945 che forniscono un
quadro mozzafiato delle condizioni tremende in cui viveva la popolazione
italiana subito dopo la fine della II Guerra mondiale.Di
particolare spessore intellettuale e filosofico sono le impressioni e i giudizi
del giovanissimo Maksimilian Vološin, uno dei capi dell’avanguardia russa, in
giro per l’Italia e a Firenze. Una
poesia dedicata a S. Francesco è particolarmente penetrante sul
francescanesimo. Vološin dedica diverse poesie al nostro paese, ma tre sono
particolarmente riuscite: Venezia, Al foro, Ponte Vecchio in pratica alle tre
città (Venezia, Roma e Firenze) senza le quali molti turisti russi rinunciano a
venire in Italia. Anzi,
come sostiene un grande storico russo I.M. Grevs il viaggio a Firenze per un
russo non è un semplice viaggio, ma un pellegrinaggio per un uomo di cultura
russo, perché Firenze è concepita come un “santuario”, un rifugio del cuore e
dell’anima. Non
a caso uno dei massimi musicisti russi e mondiali Petr Čajkovskij, viene
ripetutamente a Firenze, risiede sul Lungarno, va a camminare a piedi alle
Cascine ed è proprio nella magica
atmosfera di Firenze che scrive una
delle sue opere immortali, La donna di picche! Cioè anche per Čajkovskij si
ripete il miracolo che era avvenuto per Dostoevskij. L’atmosfera fiorentina
elettrizza al massimo le sue enormi energie intellettuali e qui vi compone in
gran parte l’Idiota.Abbiamo
accennato ai miracoli che compie nell’animo russo (e di tutti gli slavi ancora
oggi) il paesaggio toscano.Ma oltre al paesaggio sono i luoghi di villeggiatura
e di cura come le terme toscane che a partire dalla metà del Settecento fino ad
oggi attraggono ininterrottamente i russi in Toscana.Mi
è capitato di sentire un russo incontrato alcune settimane fa in una libreria
di Montecatini che mi diceva candidamente: “Non ero mai stato in Italia. Sono
andato alla Grotta Giusti di Monsummano. Mi ci è piaciuto tanto che, giuro su
quello che ho più caro, ritornerò appena potrò!” Questo
russo me lo ha detto con tanto fervore e convinzione che mi ha convinto
definitivamente delle qualità eccezionali del nostro clima e del nostro modo di
vita per tutti gli abitanti della terra.
Renato Risaliti
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