lunedì 10 giugno 2013

C.O. Gori. In due libri di Renato Risaliti il lungo viaggio del garibaldino russo-ucraino Lev Ili'ič Meč'nikov in Italia. Recensione per la rivista "Slavia"

In due libri, il lungo viaggio del garibaldino russo-ucraino Lev Ili'ič Meč'nikov in Italia
  
Nel 2007 venne pubblicato, per le edizioni del CIRVI, Memorie di un garibaldino, il meraviglioso ed inedito diario-reportage di Lev Ili'ič Meč'nikov sulla Spedizione dei Mille tradotto e curato dallo slavista Renato Risaliti. Si trattava della raccolta degli articoli del volontario russo, ufficiale garibaldino ferito gravemente nella decisiva battaglia del Volturno, comparsi nel 1861 sulla rivista "Russkij Vestnik".
Quel libro, andato col tempo esaurito, è stato quest'anno ripubblicato dalla suddetta casa editrice torinese in edizione rivista ed accresciuta col titolo Memorie di un garibaldino russo ed altri scritti.
In particolare Risaliti, pistoiese, aggiunge nelle ultime pagine della nuova edizione la copia di un significativo ed originale documento concernente l'elenco degli 8217 pistoiesi di tutte le classi sociali, clero compreso, che dal 4 dicembre 1859 al 4 aprile 1860 generosamente aderirono alla sottoscrizione nazionale lanciata dal Generale "pel fondo di un milione di fucili".
In questo 2011 a fianco delle Memorie, ampiamente recensite, sia nel  2077 che attualmente, sulla stampa nazionale, sempre a cura di Risaliti e sempre per le edizioni del CIRVI compare il libro Sull'Italia risorgimentale che riporta tre dei tanti saggi sull'Italia (gli altri scritti dell'intelletuale russo sono attualmente in via di reperimento nelle biblioteche russe e ucraine, da parte di Risaliti e dello studioso ucraino Mykola Varvarcev) che Lev Ili'ič Meč'nikov scrisse successivamente al suddetto diario-reportage: Da Siena, Lettere dalla Maremma toscana e Aspromonte, articoli che ampliano il quadro dell'Italia del Risorgimento e sono coevi agli avvenimenti narrati nelle Memorie, infatti Meč'nikov fino al 1864 scriverà vari articoli e saggi sull'Italia, fra cui quello fondamentale su Francesco Domenico Guerrazzi. 
Una volta smobilitato Meč'nikov si stabilisce in Toscana, smette la camicia rossa di ufficiale garibaldino e si trasforma in attivo militante politico e propagandista delle idee del Generale.
In Toscana incontra la donna della sua vita, Olga Skarjatina, che era però già sposata e con una figlia e,  per poter mantenere la nuova famiglia, in questo periodo vive facendo il corrispondente dall’Italia, (sempre sotto pseudonimo, dato i suoi cattivi rapporti con l’autocrazia zarista) per riviste russe, anche arricchendo la sua collaborazione con reportage di suoi saltuari viaggi  in varie parti del mondo, dal Marocco al Giappone.
La corrispondenza Da Siena, firmata con lo pseudonimo "un garibaldino", fu pubblicata nel 1862 sulla rivista russa “Sovremmenaja letopis”, mentre le Lettere dalla Maremma toscana  e  Aspromonte furono pubblicati dalla rivista  “Sovremennik”, (Il Contemporaneo) fondata da Puskin e in quel periodo diretta da Nikolaj Nekrasov. Questi due articoli, come altri successivi, recano la firma di Leon Brandi, una traduzione letterale in italiano del nome russo Lev Meč'nikov.
Per quanto riguarda la permanenza e le corrispondenze da Siena dell’intellettuale russo, le cui fonti non erano solo i giornali dell'epoca, ma anche i racconti dei suoi amici garibaldini, sparsi un po' ovunque, si sa anche che Meč'nikov fu redattore capo di un foglio della sinistra locale, “Il Flagello”, di cui oggi è rimasta sola copia. Comunque le notizie che ci fornisce nell'articolo Da Siena sono di estremo interesse perché nella storiografia locale non è rimasto quasi nulla dei conflitti politici cittadini nel primo anno post-unitario. Tuttavia, è possibile mettere in risalto quanta importanza avesse il problema di Roma Capitale e la soluzione della "questione romana" in quel momento: un dissidio lacerante, che sarà ricomposto solo circa 70 anni dopo.
Di passata ricordiamo che il conflitto Stato-Chiesa nasce in seguito all'iniziativa dei democratici guidati da Garibaldi di intraprendere la Spedizione nell'Italia Meridionale e che il successo di questa operazione costrinse Cavour e Casa Savoia a rompere gli indugi mandando la truppe regie comandate dal generale Cialdini a Napoli occupando parte dello Stato Pontificio, Lazio escluso. Questa operazione mandò in frantumi il sogno giobertiano del neoguelfismo, la formazione di una Confederazione italiana sotto la Presidenza del Papa.
Le Lettere dalla Maremma toscana, oltre ad essere uno specchio fedele dei processi economico-sociali e politici in atto in seguito all'unificazione, forniscono lo spaccato di un triste fenomeno presente un po' ovunque nella Penisola, quello del banditismo, che non fu solo un fenomeno meridionale, ma anche settentrionale. Se in Maremma nacque il mito degli Stoppa, dei Tiburzi o di tanti altri, nelle Romagne quello del Passator Cortese, ecc., fu perché il banditismo fu un fenomeno generale, un diffuso fuoco latente che copriva quasi tutti i territori del nuovo stato nazionale e che dopo il 1860 divenne in Meridione vero e proprio incendio per il noto convergere di nuovi variegati fattori di insoddisfazione politica e sociale che si sommarono a quelli endemici.
Nel terzo scritto, Aspromonte, Meč'nikov dà conto della sfortunata impresa del Generale. L’episodio, nota Risaliti, finì con una sconfitta di Garibaldi perché l’Eroe non aveva ben valutato le reazioni internazionali alla sua "adunata" che produsse spargimento di sangue fratricida, il fatto tuttavia servì per richiamare l'attenzione del Paese sul problema di Roma Capitale, poi risolto nel 1870 in seguito alle note favorevoli contingenze internazionali.
Il fatto però che questi articoli o saggi siano apparsi in Russia subito dopo gli avvenimenti cui si riferiscono, dimostrano, ci dice Risaliti, almeno tre cose:  primo, l'eco mondiale che circonda gli avvenimenti del Risorgimento italiano e la figura di Garibaldi;  secondo, il fatto che apparissero sulla rivista russa più diffusa, soprattutto fra la gioventù e gli intellettuali che si stavano orientando verso le teorie populiste, attesta che gli ideali del Risorgimento italiano ebbero un peso decisivo nella formazione del populismo russo e che questi scritti di  Meč'nikov vanno messi in relazione con gli scritti di Debroljubov sull'Italia e con la permanenza di importanti russi presso lo stato maggiore di Garibaldi; terzo, il mito del “brigante buono” troverà una vasta eco in Russia negli scritti di Bakunin, che fra l'altro era a Firenze nello stesso periodo in cui c’era anche Meč'nikov.
Dopo il 1864 le corrispondenze di Lev Meč'nikov dall’Italia si interromperanno bruscamente perché il governo sabaudo colpirà l’attivista garibaldino con un provvedimento, improvviso e senza cerimonie, di estradizione: amara “ricompensa” per le gravi ferite riportate dall’intellettuale russo nella battaglia del Volturno!                                                                                                                                       
                                                                                
     
                    

                                        Carlo Onofrio Gori









Lev Ili'ič Meč'nikov, Memorie di un garibaldino russo ed altri scritti, a cura di Renato Risaliti, Torino, CIRVI, 2011, pagg. 386, Euro 29;

Lev Ili'ič Meč'nikov, Sull'Italia risorgimentale, a cura di Renato Risaliti, Torino, CIRVI, 2011, pagg. 82, Euro 9

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