Russkaja
Toskana: la Toscana dei russi
La Toscana "russa". Il titolo di questo libro parla da sé,
ma il nome del suo autore è ben noto fra
quei ricercatori russi che si occupano di storia e di cultura italiana.
Inoltre, Renato Risaliti nella sua patria è uno dei più anziani russisti che
nel corso di oltre mezzo secolo lavora proficuamente in diversi settori.
Critico letterario e storico, traduttore e pubblicista, pedagogo e attivo uomo
politico, Risaliti è stato ripetutamente eletto a incarichi statali e organi di
rappresentanza.
Risaliti è nato nel 1935 nella cittadina
toscana di Agliana (provincia di Pistoia) in una famiglia operaia. Dagli anni
giovanili aspirava al sapere, e il suo interesse per la tematica russa è legato
allo studio nell’Università di Mosca negli anni 1956-1961. Egli ebbe la
possibilità di studiare in URSS essendo iscritto al PCI, come anche non pochi
altri compagni di lotta. Alla facoltà di storia del MGU, i suoi pedagoghi
furono specialisti di storia della Russia M.B. Rybakov. Cerepnin, I.D.
Koval’cenko e dei paesi stranieri: K.F. Misiano, I.V. Grigor’eva,N.E.
Zastenker, A.G. Bokšanin, E.V. Gutnova, I.S. Galkin e altri. Dopo gli studi il
giovane specialista ha lavorato nella RDT alla redazione internazionale di
“Radio Berlino”,. E dopo il ritorno in patria terminò la facoltà di filologia
del noto Istituto Universitario Orientale di Napoli. Poi ha insegnato come
professore di letteratura e storia russa nelle università di Pisa e Firenze che condizionò anche l’indirizzo principale
delle sue ricerche scientifiche.
Da un lato ci sono le opere sulla
creatività di noti rappresentanti della letteratura russa (A.S. Puškin, M.E.
Saltykov-Sčedrin, N.A. Nekrasov, M.A. Vološin, M. A. Bulgakov, altri scrittori
e poeti).
Dall’altro c’è un ampio spettro delle
diverse tappe della storia della Russia, dalla Russia medievale agli ultimi
anni dell’esistenza dell’Unione Sovietica (1).
In questo contesto un posto particolare
lo occupano le opere di Risaliti sui legami italo-russi, fra cui si distinguono
le ricerche legate ai luoghi natali dell’Autore: la Toscana, Firenze, Pistoia.
A questo è dedicato questo libro che
rappresenta una raccolta delle sue pubblicazioni di vari anni (2).
Le ha preparate per la stampa e le ha
tradotte in russo il libero docente M.G. Talalay, che lavora con successo in
Italia e che è un rappresentante particolare della storia e della cultura
patria (russa)
Con queste pubblicazioni si possono
seguire anche alcune tappe dei rapporti italo russi nel loro complesso.
Rivolgendosi ai noti fatti storici, l’Autore nello stesso tempo osserva
dettagli poco noti che arricchiscono la nostra conoscenza del passato.
Così, incominciando il racconto dei
viaggiatori russi sugli Appennini egli osserva: “I primi uomini che sono
vissuti entro i confini della futura Russia, in particolare nelle sue regioni
meridionali, (Mar Nero), sono apparsi in Toscana nell’epoca dei comuni. Questi
erano o pellegrini senza nome che visitavano i luoghi santi, o schiavi comprati
nelle colonie genovesi sul Mar Nero e poi venduti sui mercati del Mar Nero”
(p.32).
In
un’altra opera, rifacendosi ad una ricerca del prof. Dell’Agata Antiche
iscrizioni cirilliche del duomo di Lucca, Renato Risaliti riferisce un fatto
curioso – “l’iscrizione lasciata dal pellegrino russo sul portale del Duomo di
Lucca”, precisando che questa iscrizione “in onore del Volto Santo” è in
cirillico (3).
Ricordiamo
che la facciata del Duomo col portale è stata rifatta nel 1204. E parlando
della partecipazione della missione della chiesa ortodossa di Mosca al concilio
di Ferrara-Firenze del 1438-1439 Risaliti osserva: “Il grande artista Benozzo
Bozzoli, che dipinse a memoria il Concilio di Firenze l’affresco “L’adorazione
dei Magi” nella cappella del Palazzo Medici-Riccardi, incluse, come si suppone,
nel novero dei suoi personaggi e dei partecipanti delle delegazioni della
Chiesa Orientale, fra i quali il metropolita Isidoro, più tardi elevato- dopo
che Mosca ruppe l’Unione e costrinse Isidoro a fuggire dal Papa di Roma.
Più
coerentemente e multiformemente si svilupparono i rapporti russo-italiani a
livello diplomatico, commerciale, culturale e artistico, che può essere seguito
anche sull’esempio della Toscana, che a suo tempo rappresentava uno degli stati
italiani nella variegata carta degli Appennini.
Ancora
alla metà del XVII secolo a Firenze arrivarono le ambascerie di I.I. Čemodanov
e V.B. Lichačev che negli incontri con il Granduca di Toscana Ferdinando II
esaminarono le questioni dello sviluppo degli scambi commerciali. Fra l’altro
anche agli inviati di Pietro I B.P. Šeremet’ev, P.A. Tolstoj e B.I. Kurakin che
vennero a Firenze e lasciarono le loro memorie “Fu ordinato…. di andare negli
stati cristiani europei per perfezionare la scienza delle faccende militari”
(4).
Una
tappa importante nei rapporti russo italiani e, in particolare, dei rapporti russo toscani è il periodo post
napoleonico. Parlando del sostegno della Russia fondamentalmente del principio
legittimistico, avanzato da Taillerand al Congresso di Vienna del 1815,
Risaliti osserva: “Dalle idee della Russia che coincidevano con le idee del
legittimismo, due riguardavano la penisola appenninica: l’inclusione nella
composizione del Regno di Sardegna la ex Repubblica di Genova e la restituzione
al Granduca di Toscana al suo governante Ferdinando III (p. 40).
Il
fatto è che fino al 1814 sul trono toscano c’era la sorella di Napoleone, Elisa
Baiocchi, e dopo il ritorno di Ferdinando a Firenze fu creata una Missione
diplomatica russa. La dirigeva l’inviato straordinario e ministro
plenipotenziario il generale N. F. Chitrovo, sposato con E. M.
Goleniščev-Kutuzov, figlia del famoso condottiero (5).
Il
generale Chitrovo morì a Firenze e fu sepolto nel cimitero greco ortodosso a
Livorno dove riposano le ceneri di molti noti russi.
Più
tardi gli interessi della Russia a Firenze
furono rappresentati da altri diplomatici fra cui, Risaliti sottolinea
la grande attività di A.M. Gorčakov.
Egli
indica che l’epoca “la più intensa in tutta la storia (assai, del resto, breve)
dei rapporti russo toscani divenne il periodo 1820-1833 (p. 44). Fu il periodo
in cui sugli Appennini scoppiarono moti rivoluzionari, fra cui carbonari nel
momento in cui la Russia fu occupata dalla soluzione dei rapporti con la
Turchia e la Persia, e anche dall’insurrezione polacca. L’ultimo inviato di
Pietroburgo nel Granducato di Toscana fu il conte N.D. Kiselev, che poi diventò
il primo ambasciatore russo nel nuovo Regno d’Italia in quanto capitale
dell’Italia unita nel corso di alcuni anni fu proprio Firenze.
Nel
complesso a quel tempo i rapporti russo toscani acquistarono un carattere
permanente. In Toscana venivano specialmente oppure arrivavano di passaggio
uomini di stato e pubblici, rappresentanti dei circoli di corte e aristocratici
di classe, scrittori e poeti, artisti e musicisti.. E l’aristocrazia russa
acquistava nella stessa Firenze e in diversi angoli della Toscana palazzi e
tenute (6).
Nella
serie di coloro che venivano qui Risaliti nomina molti nomi. Il presidente del
Collegio di Medicina V.N. Zino’ev, il commediografo D. I. Vonvizin, i compositori M.S. Berezovskij e I.I.
Čajkovskij, il letterato A.I. Turgenev e i pittori F.M. Matveev, S.F. Ščedrin,
O.A. Kiprenskij, A.A. Ivanov, K.P. Brjullov, scrittori, poeti, studiosi della
letteratura e critici V.A. Žukovskij, K.N. Batjuškov, P.A. Vjazemskij, N.V.
Gogol’, N.V. Stankevič, A.A. Grigor’ev, N.A. Nekrasov, N.P. Ogarev, F.M.
Dostoevskij, A.K. e L.N. Tolstoj, A.N. Veselovskij, J.M. Grevs, A.A. Blok,
A.Ia. Brjusov, V.V. Rozanov e altri noti esponenti della cultura e dell’arte,
senza parlare dei rappresentanti della cultura russa del XX secolo. Molti di
loro hanno lasciato opere notevoli dedicate a Firenze, città bellissima e
centro del Rinascimento italiano.
In
questo elenco un posto a parte è riservato ai Demidov, nota dinastia di
proprietari di miniere e uomini ricchissimi della Russia cui sono dedicati due
capitoli del libro I Demidov a Firenze e
Toscana e Archivio della principessa
Demidova. Presumibilmente già nel 1818 N.N. Demidov si stabilì a Firenze.
Era un benefattore e mecenate la cui suntuosa villa vicino alla riva dell’Arno divenne il centro della
cultura russa a Firenze.
Gli
successe il figlio Anatolij Demidov. Si era sposato con la nipote di Napoleone,
Matilde e acquistò il titolo di principe di S. Donato dal nome della villa
sotto Firenze che suo padre aveva cominciato a costruire.
Le
tradizioni culturali dei Demidov furono continuate dal nipote di Anatolij
Nikolaevič, Pavel Pavlovič che comprò un’altra tenuta, e da sua figlia Maria
Pavlovna. Lei si sposò con il principe S.S. Abamelek Lazarev, la sua ex villa a
Roma appartiene all’ambasciata della Federazione Russa in Italia.
Renato Risaliti tocca anche il tema dei rapporti
reciproci fra i rappresentanti dei circoli democratici e liberali dell’Italia e
della Russia. E’ il noto decabrista di origine italiana Alessandro Poggio (8),
a cui dopo l’esilio siberiano fu concesso di andare all’estero. Anche A.I.
Gercen, è stato ripetutamente a Firenze e qui si incontrò con i democratici
italiani fra cui i garibaldini (a Firenze insegnava anche suo figlio
Alessandro).
Anche
L.I. Mečnikov,fratello del famoso scienziato, e, partecipante alla spedizione
dei “Mille” di Giuseppe Garibaldi, ha lasciato vivaci memorie di questa tappa
della sua vita (9).
“La
testa più calda l’aveva indubbiamente Michail Bakunin…” osserva Risaliti. Una
delle conseguenze più importanti della permanenza qui di Bakunin fu la sua
amicizia con il giovane italiano Angelo De Gubernatis.
Il
giovane rinunciò perfino provvisoriamente alla cattedra universitaria per
seguire l’insegnamento di Bakunin.
Da
parte sua, il capo dell’anarchismo, cerca di legare sempre più strettamente a
sé l’allievo, incoraggiando il suo matrimonio con una lontana parente, Sofia
Bezobrazova che in quel momento si trovava a Firenze.
Il
matrimonio, al contrario, fece rinsavire Angelo e lo spinse a ritornare
all’insegnamento universitario. Grazie alla moglie russa, intelligente e
volitiva, egli incominciò ad avere una importante funzione nello sviluppo dei
rapporti culturali fra l’Italia e la Russia nella seconda metà del XIX secolo”
(p. 37). Questa coppia di sposi fece molto per far conoscere agli italiani la
letteratura russa (10).
Prima
ancora, nel 1845, Cesare Bocella pubblicò a Pisa la traduzione del poema di I.I. Kozlov Il
monaco, e nel 1841 la traduzione dei Quattro principali poemi di A.S.
Puškin. S.P. Ševyrev assieme a Giuseppe Rubini scrisse la Storia della letteratura russa che fu
stampata a Firenze nel 1862.
Risaliti
rivolge una debita attenzione a quegli italiani che corrispondevano coi russi.
Nello sviluppo dei rapporti con la Russia egli sottolinea in particolare la
funzione di Vittorio Fossombroni (1754-1844) che diresse il governo del
Granducato nel corso di tre decenni.Si hanno persino notizie che con
Fossombroni , che si occupava anche di ricerche scientifiche, cercò di
collegarsi anche l’Accademia delle Scienze di Pietroburgo. Ma nelle opere di
Risaliti, ancora più spesso, si ricorda il nome dell’economista fiorentino Luigi
Serristori (1793-1857) che scoprì per gli italiani nel 1816 il principio
dell’azione delle macchine a vapore.
Egli
conosceva il russo, visse in Russia (11), e a Odessa assolse per un breve
periodo la funzione consolare. Serristori seguì l’andamento dell’esportazione
del grano dalla Russia in Toscana in modo professionale e attento, compose una
statistica dettagliata. Risaliti osserva: “Serristori era preso dagli aspetti
storico economici e statistici… non di rado compiva “incursioni” anche in altri
campi di cui ne è testimonianza il saggio sulla “Pubblica istruzione in
Russia”… In ogni caso era strettamente collegato con i “moderati” toscani, con
la rivista di G.P. Vieusseux (1799-1763) “Antologia”, nel complesso rifletteva
il nesso fra i “moderati” toscani con la vecchia élite che si raggruppava
attorno a Fossombroni (p. 70). A proposito, fu proprio Serristori ad affittare
la sua villa ai Demidov a Firenze.
Il
nome di Giovan Pietro Viusseux, svizzero d’origine e che aveva creato “Il
cabinetto scientifico-letterario” a Firenze, la sua seconda patria, è ben noto
a coloro che si occupano di arte e cultura dell’Italia.
Come
riferisce Risaliti, Vieusseux intraprese un lungo viaggio nell’Europa
Orientale, da Livorno alle frontiere dell’Asia, attraverso Pietroburgo e Odessa
e pubblicò nella sua rivista “Antologia” materiali di carattere
economico-commerciale, in particolare, sul commercio del grano cui era tanto
interessata la Toscana. Una delle conferme di questo è il fatto che nel 1837
nel porto toscano di Livorno arrivarono 35 navi russe.
Renato
Risaliti riferisce di alcuni altri suoi conterranei, alcuni vennero in Russia
ma altri hanno contribuito alla diffusione della cultura russa in Toscana. Uno
dei primi nomina il pisano Giovanni Lami (1697-1770), redattore del periodico
“Novelle letterarie”. L’Autore è convinto che Lami traeva le notizie sulla
Russia dalle “Izvestija” dell’Accademia delle Scienze di Pietroburgo che
venivano inviate nelle biblioteche di Firenze. Egli, descrive assai
dettagliatamente una serie di scoperte geografiche russe, incominciando dalla
seconda spedizione della Kamciatka” (p. 65), e la sua rivista “contiene cose
ancora più interessanti per gli slavisti – noi abbiamo in considerazione le
notizie sulle occupazioni scientifiche di Lomonosov” (p. 66).
Sebastiano
Ciampi (1769-1847), originario di Pistoia, informa sullo sviluppo dei rapporti
fra “la Moscovia e l’Italia, in particolare con la Toscana, non solo per il
commercio e l’artigianato, ma anche per la letteratura. Cosimo III, granduca di
Toscana chiedeva libri in slavo” (p. 68).
Più
tardi furono tradotti in italiano i poemi di M.M. Cheraskov La Rossiade e La
battaglia di Cesmè. L’ultimo tema era in parte collegato con la Toscana in
quanto proprio nel porto di Livorno c’era il quartiere generale della squadra
del Mediterraneo che era comandata dal conte A.G. Orlov.
Risaliti
definisce l’abate Ciampi “il padre o precursore della slavistica italiana” (p.
80) che è l’autore della fondamentale bibliografia critica degli antichi
documenti che riguardano i rapporti dell’Italia con la Russia, la Polonia e
altre terre settentrionali. Ciampi insegnò all’Università di Varsavia, essendo
diventato “la figura chiave per molti italiani che andavano nell’impero russo e
che transitavano attraverso la Polonia” (p. 81).
Lo
stesso si può dire di un’altra persona originaria di Pistoia, Luigi Cappelli
(1773-1849) che insegnò diritto canonico all’Università di Vilno. Uno dei suoi
allievi fu O. I. Senkovskij, più tardi diventato famoso con le sue opere sotto
il nome di “Baron Brambens”
Alla
diffusione della cultura italiana in Russia contribuirono anche altri toscani.
Uno dei più noti fra loro nel XVIII secolo divenne Vincenzo Manfredini
(1737-1799) di Pistoia, compositore, teorico della musica, pedagogo che lavorò
a Pietroburgo in qualità di Maestro di Cappella della Corte (12).
Dopo
di lui seguirono altri compositori italiani da Galuppi a Cimarosa, e la loro
attività contribuì molto alla formazione della cultura musicale russa.
I
toscani erano rappresentati in Russia coi loro maestri nel campo della arti
figurative. L’artista fiorentino Vincenzo Brioschi che fece una carriera di
successo a Pietroburgo, gli scultori di Carrara Camillo Landini e Paolo
Triscornia (ben note le copie da loro realizzate dei gruppi a cavallo dei “Dioscuri” sistemati
davanti al maneggio dei cavalli sulla piazza di S. Isacco a Pietroburgo, e
all’artista Antonio Perfetti fu consegnato il diploma dell’Accademia Russa
delle Arti già a Firenze.
Merita
attenzione ancora un altro artista, originario di Pistoia Niccola Monti
(1780-1864), partecipante al moto dei carbonari in Italia. Nel 1819 venne a
Pietroburgo ove stabilì legami presso la Corte, si incontrò con i suoi
conterranei, in particolare con Brioschi, e non solo dipinse, ma scrisse anche
versi e prose. I luoghi notevoli di Pietroburgo, i costumi e le abitudini dei
suoi abitanti Monti dedicò due libri interessanti “Poliantea” e “Memorie
inutili”.
“Che
cosa fece Monti in Russia? – Risaliti pone una questione reale a soggiunge che
“come carbonaro egli avrebbe potuto anche di sua iniziativa cercare compagni di
idee a Pietroburgo” (pp. 87-88). Continuando il tema insurrezionale, l’Autore
fa ancora un nome, il medico Ercole Gigli che era entrato nella società segreta
dei carbonari di Pistoia. Ma dal febbraio 1822 il suo nome scompare dalla
cronaca locale, e a questo proposito Risaliti ricorda il fatto che negli
elenchi dei decabristi figura il nome di Gigli, insegnante di italiano in
Russia” (13). “Tuttavia, ai ricercatori russi non riuscì stabilire i fatti
bibliografici di questo Gigli – osserva Risaliti. E’ possibile supporre che il
medico pistoiese e l’insegnante di italiano in Russia siano la stessa persona?”
(p. 89).
L’Autore
racconta di alcuni altri toscani la cui vita, attività o creatività si svolge
nel XX secolo. Fra questi c’è Dino Campana, autore della poesia “il russo” che
aveva affermato lui stesso di essere stato in Russia, lo scrittore italo
americano Niccolò Tucci (il padre era medico in Toscana e la madre era Maria
Behr dalla Russia) e alcuni conterranei contemporanei dello stesso Risaliti:
Marcello Pagnini, Aurelio Zanco, Ernesto Ragionieri, Marcello Venturi, Florio
Colomeiciuc, Gino Filippini, Bruno Niccoli, coi quali l’Autore è venuto a
contatto nella vita, negli studi fra cui a Mosca, e nella sfera professionale.
Fra loro si distinguono i nomi del grandissimo storico Ragionieri, l’eminente
specialista italiano del formalismo Pagnini, lo scrittore Venturi, il professor
Zanco che invitò Risaliti a insegnare all’Università di Pisa. Egli scrive: “Il
padre di Aurelio Zanco era un veneziano, ma la madre era una nobildonna russa i
cui genitori avevano una tenuta sotto Charkov. L’infanzia di Aurelio si era
svolta a Barvik e lui con soddisfazione ricordava la Russia e parlava russo.
Negli anni 1920 studiava Cechov, collaborava con l’Almanacco bibliografico
“L’Italia che scrive”” (pp. 124-125).
Finalmente
Risaliti tocca i temi della II Guerra mondiale e della liberazione dell’Italia.
Da un lato, egli esamina il punto di vista di Mosca sulla “questione italiana”,
dall’altro, osserva la partecipazione della gente sovietica nella lotta comune
assieme ai partigiani italiani contro gli hitleriani (14).
Il
libro La Toscana dei russi (Russkaja Toskana) di Renato Risaliti è completata
dalla introduzione della dottoressa delle Scienze N.P. Komolova e dal
necrologio che le ha dedicato l’Autore stesso “Alla memoria di Nelli Komolova”.
Il
libro termina con una postfazione del dottor V.P. Ljubin sull’”Agonia” dell’URSS, la nascita della “nuova Russia e un testimone
dalla Toscana”, e dall’elenco delle opere di Renato Risaliti sul tema russo.
Dal suddetto elenco bisogna sottolineare uno dei suoi ultimi lavori “la
presenza russa a Firenze dall’Unità alla fine degli anni Ottanta” (15).
In
questo lavoro l’Autore fornisce un ampio panorama della vita e della attività
dei russi a Firenze nella seconda metà del XIX secolo, come per concludere il
tema della presenza russa in Toscana.
Dopo
aver conosciuto il libro Russkaja Toskana sorge un naturale desiderio di
figurarselo come una particolare
enciclopedia, in quanto esso è ricco di contenuti e ampio.
Si
può ricordare il fatto che i ricercatori italiani di diverse generazioni hanno
scritto delle “orme russe” in altre città e regioni dell’Italia. Anche questa
opera trova riflesso nei materiali del ben noto sito www.russiinitalia.it. e
sorge una domanda involontaria: che cosa impedisce di realizzare qualcosa di
simile in Russia? Gli italiani, come in modo indistinto sul piano storico non
chiamano le persone originarie degli Appennini, nel corso dei secoli hanno
introdotto un enorme apporto nella storia e nella cultura della Russia, in
particolare nel campo dell’architettura, arti figurative, musica, teatro. Anche la geografia della loro presenza sulla
terra russa non si limita solo a Mosca e Pietroburgo, ma abbraccia altre città
del nostro paese dove sono vissuti e hanno creato i rappresentanti del grande
lascito dell’epoca del Rinascimento.
Gamer
Bautdinov
Recensione di:
RENATO RISALITI, Russkaja Toskana, Sankt
Peterburg, Aleteja, 2012, pag. 190.
pubblicata in "Slavia", 20/3/12
Note
01. Cfr. in
particolare R.RISALITI, Storia
problematica della Russia, 11 voll., Firenze Toscana Nuova 2002-2012; ID, Storia della Russia dalle origini
all’Ottocento, Milano, Mondatori, 2007.
02. Nel libro sono
inclusi i capitoli tratti dalle seguenti opere di R. RISALITI: articolo
rielaborato di “I viaggiatori russi a
Firenze” “Rossija i Italica”, Vyp. M. 1996, pp. 137-154 (trad. di N.P.
Komolova); Russia e Toscana nel
Risorgimento, Pistoia, Tellini, 1982; Rapporti
culturali fra Toscana e Russia nel 1700 in “Europa orientalis”, vol. 1,
1982, pp. 71-75. Intellettuali pistoiesi
nell’Impero russo (Russia Lituania, Polonia), Firenze, Toscana Nuova 2008; L’attività politico economica dei Demidov in
Toscana in I Demidov a Firenze e
Toscana, a cura di L. Tonini, Firenze Olschki, 1995, pp. 33-50; Gli echi sovietici alla liberazione
dell’Italia centrale e della Toscana in “Rassegna sovietica” 1986, n. 3,
pp. 107-118; Ricordi, Firenze, Toscana Nuova, 2010.
03. R. RISALITI, Russi a Firenze e Toscana Firenze,
Brancato, 1992, p. 9.
04. Archiv Knjazja F.A. Kurakina, SPB, 1890 T.1, pag. 254.
05. Più
dettagliatamente sulla “Firenze russa”. Cfr. anche le recenti edizioni: Dolli
FIKEL’MON, Dnevnik 1829-1837. Ves’ Puškinskij Peterburg, M. 2009 e Zapiski grafa M.D. Buturlina, 2 vol.,
M., 2006.
06.Nel novero le
ville dei Buturlin, Demidov, Elagin, Zakrevskich Druckich, Zubovych,
Kudaševich, Potemkinich e altri: DOLGOVA EK. Florencija i ee okrestnosti, M. 1911
07. Cfr. in
particolare: KARAMURZA A.A., Znamenitye
Russkie o Florencii, M. 2001.
08. Più
dettagliatamente su di lui Cfr. F. VENTURI, Il
moto decabrista e i fratelli Poggio, Torino, Einaudi 1956; A.V. PODŽIO, Zapiski, pis’ma, Irkutsk 1989.
09. Il frutto delle
ricerche di R. Risaliti è diventata l’edizione dei ricordi di L.I. Mečnikov:
MEČNIKOV L.I., Memorie di un garibaldino.
La spedizione dei Mille a cura di R.
Risaliti, Torino Moncalieri, CIRVI, 2008.
10. Ad esempio Cfr.
POTAPOVA Z.M. Angelo De Gubernatis e la
sua funzione nello sviluppo dei rapporti letterari italo russi (anni 60-70) in
Russko-ital’janskie literaturnye svjazi.
Vtoraja polovina XIX veka, M, 1973, pp. 96-162.
11. Cfr. R. RISALITI,
Studi sui rapporti italo russi coi
“Ricordi di viaggi” inediti di Luigi Serristori, Pisa 1972.
12. Cfr. anche Muzykal’naja enciklopedija, M. 1976, T
3, p. 435.
13. Dekabristy.
Biografičeskij sbornik, M, 1988, p. 63.
14. Più
dettagliatamente su questo: M.GALLENI, I
partigiani sovietici nella Resistenza italiana, Roma, Editori Riuniti,
1967.
15. I. Drutskoj in Italia a cura di F. Audisio, Firenze Le Lettere, 2009.
Gamer Bautdinov è un noto giornalista e studioso russo. Laureato in lingue straniere cattedra italiana all’Università Linguistica Statale di Mosca. Ha lavorato come giornalista presso l’Agenzia Novosti, è stato Direttore responsabile dell’Agenzia per i Paesi Europei a Mosca, e anche inviato Roma. Già vicepresidente dell’Associazione URSS-Italia. e membro del consiglio direttivo dell’Associazione della Stampa Estera in Italia. Negli anni Novanta ha insegnato presso l’Università di Bologna, alla facoltà di Lingue e Letterature Estere. Collabora con l’ ENIT di Mosca, illustrando vari aspetti dei viaggi in Italia. Autore del volume Gli Italiani in Russia (Teti Editore 1986), è con Felicita Audisio e Renato Risaliti autore di I Drutskoj in Italia (Casa Editrice Le Lettere, 2009). Nel 1992 ha curato a Mosca l’edizione della primissima raccolta degli interventi di Karol Vojtyla in lingua russa.