Sugli avvenimenti egiziani
Sarebbe facile e semplicistico ricordare che tutta
la stampa italiana (e anche occidentale)
due anni fa quando furono rovesciati i
regimi cosiddetti laici tirannici di ben Alì in Tunisia, e di Mubarack in
Egitto, parlò erroneamente di “primavera
araba”.
Era un tragico autoinganno che aveva una origine nelle
erronee impostazioni culturali della sociologia e storiografia americana che
non hanno mai voluto vedere la realtà della cultura islamica basata dal VII secolo
dall’Egira su una identificazione totale fra stato e religione, fra politica e
religione: Questa erronea impostazione
culturale fondata sulla incapacità a
definire la shariah per quello che è: una concezione interpretativa, unica e
totalitaria, della società e quindi assolutamente antinomica ai principi della
civiltà occidentale.. Ma questo modo di procedere andava e va benissimo ai
americani, sia repubblicani che democratici, per consolidare l’alleanza di
ferreo con la monarchia feudale dell’Arabia Saudita e con tutte le fo9rze
feudali del mondo arabo e musulmano. Anzi su questo autoinganno si basa la
politica americana e occidentale per tenere divisi i paesi del Medio Oriente fra
loro e al loro interno. Questo errore iniziale èstato ulteriormente aggravato
dalle errate valutazioni iniziali sull’origini dei tumulti popolari che non
avvennero, come fu gabellato da tutti i mass media, dal desiderio di libertà di
questi popoli da regimi oppressivi,
vessatori, corrotti oltre ogni credibilità,
ma anche e soprattutto per il peso insopportabile della crisi economica e dell’aumento
del 70% del prezzo delle granaglie. La
gente moriva letteralmente di fame. Com’è sempre successo nella storia di tutti
i popoli quando il popolo ha fame non cìè religione che la possa attenuare: i
popoli si ribellano. Così è sempre stato, è e sarà fino a che il sole brillerà
sulle sciagure umane. Morsi e i fratelli musulmani hanno approfittato del
momento per promettere un miraggio: i principi coranici e dell’islam produrranno
il miracolo. La gente in larga misura vi ha creduto, ma è stata, come era da
attendersi, crudelmente delusa. Piazza Tahir stracolma è stata la testimonianza
più cocente di questa delusione. Morsi, sul quale Obama aveva fatto tanto
affidamento data la sua educazione americana, si è dimostrato un incapace, un
integralista islamico, assetato di potere per sé e i suoi collaboratori.
L’Esercito ne ha approfittato per riprendersi il potere che a partire dal 1952 ha sempre
avuto. In sostanza si sono permessi di bloccare per settimane il normale traffico della capitale. Avvertiti
ripetutamente invocavano il ritorno di Morsi e di tutte le sopraffazioni islamiche cui avevano dato prova i cosiddetti
“fratelli musulmani”.
Errore nell’errore, quest’ultimi si sono presentati
alla prova con le armi in pugno. Le decine di agenti uccisi dimostra che gli
islamisti già avevano le armi e che poi hanno resistito con la forza di quelle
armi. L’Esercito, la forza politico-militare più moderna in Egitto e in tutto
il Medio Oriente li ha sconfitti sul campo. Ora deve addirittura proteggere gli
islamisti. Come abbiamo visto in tv nella moschea Al Fatah, dall’ira popolare.
Questi i fatti!
La lezione da trarre:
1) si dimostra una volta ancora che con il fanatismo
religioso non si può risolvere nessun problema sociale;
2) l’Occidente ha appoggiato, con un
autolesionismo incredibile, le forze più arretrare delle società islamiche;
3) e ora quella strada, dopo aver provocato
questi conflitti sanguinosi ha raccolto solo due risultati:
b)
non ha vere alternative da proporre.
Renato Risaliti
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