Riflessioni
sul contributo allo studio della recente storia russa
Il
contributo di Cristian Collina sulla storia russa contemporanea dal titolo
suggestivo è interrogativo: "Dalla democrazia senza stato allo stato senza
democrazia? Continuità, dissenso e cambiamento nel modello politico russo"
si presta a tutta una serie di profonde riflessioni sia sui cosiddetti
"modelli politici" di cui Machiavelli è il primo e finora in superato
esponente sia sulle peculiarità della storia russa.
Dopo
il crollo del regime sovietico e la restaurazione del regime democratico
parlamentare in Russia siamo stati in pochi a cercare di delineare sulla base
dei documenti stampati i processi che hanno ortato alla restaurazione del
regime capitalistico e dei partiti politici in Russia. Sottolineiamo questo
abbinamento perché dopo la lezione di Machiavelli in Italia c'è stata la
lezione marx-gramsciana e quindi riteniamo un grave errore metodo logico
parlare di stato e democrazia senza fare riferimento alla struttura sociale
esistente non solo in Russia, ma in ogni stato esistente in ogni parte del
mondo. Nella seconda metà del Novecento gli storici e i filosofi marxisti
italiani da Badaloni a Ragionieri, da Manacorda a Spriano, da Gruppi a
Gerratana hanno messo in risalto la linea che da Marx a Engels passa attraverso
Spaventa e Labriola per arrivare a Gramsci.
Orbene,
è proprio Labriola che parlando in un suo celebre critto del rapporto fra
struttura e sovrastruttura include anche le condizioni climatico geografiche
problema che Cristian Collina non ricorda mai ed evita di prenderlo in
considerazione un problema che, sia detto senza malevolenza, avvicina stranamente
l'analisi di Collina alla stereotipata storiografia "marxista" del
periodo sovietico (che cercava di cacciare geografia dalla storia). Non a caso
nel periodo sovietico la storiografia sovietica messo il silenziatore ai grandi
storici e geografi anarchico populisti come Kropotkin e Lev Il'iè Meènikov,
fratello del premio Nobel per la medicina anno 1908, grande indagatore dell'Italia,
del Giappone e di diversi altri paesi.
Per
tutti coloro che hanno vissuto in Russia le condizioni climatico geografiche (e
quindi anche per colui che scrive) sono assai peculiari e si differenziano
notevolmente dall'Europa Occidentale. A queste particolarità vanno aggiunte poi
anche le peculiarità della storia russa, fatti che rendono la storia russa
particolare sia pure nell' evoluzione generale.
Si
può parlare, come fa Cristian Collina, dello stato russo senza dire che questo
stato deve governare un territorio che è circa un ottavo delle terre emerse,
esteso su due continenti, con climi molto rigidi in cui l'estate dura al
massimo due-tre mesi, con temperature che spesso raggiungono 30° sotto lo zero
.... con una popolazione sempre più rarefatta man mano che si procede verso
nord-est... E se questo è ancora nell' ordine naturale delle cose, non si può
tacere che la storia di questo paese è tale che queste popolazioni sono spesso
di etnie diverse disposte ad isoglosse con gradi di cultura profondamente
variegati perché le varie popolazioni hanno livelli di cultura etc. differenti,
professano religioni diverse hanno differenti gradi di evoluzioni civile. e .
Date queste preme se la storia russa dimostra in ogni epoca ogni volta che si è
allentata la verticale del potere, la società scompone si atomizza e la Russia
si trasforma in un caos ingovernabile, tende a frantumarsi tutta la società
civile.
Si
noti che in Russia all'indomani del crollo del regime sovietico viene stampato
un libro che nelle condizioni russe di quel momento è di per sé assai
innovatore persino nel nome perché si chiama "politologia" stampato
nel 1993 (1)
Fu
un'opera collettiva di decine di studiosi russi prevalentemente dell'Università
commerciale moscovita sotto la redazione di Iu. I Averjanov. In questa opera
composta di quasi cinquecento voci non si trova quella ricorrente spesso nel
saggio di Collina e della pubblicistica russa attuale di "verticale del
potere", mentre con più concretezza storica alla Russia esiste quella di
"politica demografica”.
Infatti,
Putin a differenza di Eltsin e di tutti i ricercatori occidentali si è
preoccupato di ritornare alla "verticale del potere", tradizionale
sia nella Russia zarista sia in quella bolscevica. Non a caso sia Chrusev, sia
Gorbaéev, sia Eltsin non sono riusciti a conservare il potere per più di 8-10
anni, mentre Stalin e Breznev lo hanno conservato fino alla morte naturale perché
appunto il principio della verticale del potere lo ebbero è chiaro! Fu questo
fatto un segno del destino personale o un dato che discende chiaramente da una
determinata gestione del potere politico? Siamo propensi ad optare per la seconda
soluzione. E allora mi si chiederà per quale motivo
I
tre politici "spodestati" dai loro stessi fautori perché sono stati abbandonati?
Ci riferiamo a Chrusev, Gorbacev e Eltsin. Chrusev fu allontanato da una
congiura guidata da Breznev perché reo di aver creato il caos nello stato per
avere suddiviso la direzione politico partitica, Gorbacev per aver dato il
potere ai dirigenti delle aziende di fissare i prezzi delle merci che producevano
e Eltsin per aver messo all'incanto la Russia portandola al fallimento
economico finanziario.
Putin
fin dal momento in cui fu nominato presidente si è preoccupato di riaffermare
la forza e l'autorità dello stato reprimendo tutte le spinte etnico separatiste
a partire dalla Cecenia, ha stretto una alleanza di ferro con l'unica forza
rimasta in piedi anche sul piano ideologico e organizzato dopo i decenni di
potere bolscevico, la Chiesa Ortodossa russa Patriarcato di Mosca con una
concezione della vita familiare che riaffermava la necessità di una politica
sociale di promozione dell' aumento demografico per impedire la caduta
demografica rapida che era avvenuta negli ultimi anni sovietici e aumentata, se
possibile, negli anni del caos eltiniano.
Chiunque
fosse arrivato al potere in Russia e amasse il proprio popolo doveva impedire
che la grave flessione demografica di quasi 20 milioni di persone non solo
cessasse, ma doveva prendere tu provvedimenti per invertire la tendenza alla
flessione demografica perché altrimenti la Russia avrebbe finito per perdere naturalmente
parti del territorio come ha detto ripetutamente Vladimir Putin. Tutte le
chiacchiere assurde dei politologi occidentali sul rapporto fra democratizzazione
e stato senza considerare che lo stato esiste fino a che c'è una popolazione
che lo abita, ma quando la popolazione scompare non c'è più né stato né democratizzazione!
Nelle
condizioni russe la popolazione o meglio la sua densità decresce in modo
esponenziale man mano che si procede da sud ovest a nord est. Qualsiasi vero
governante ella Russia non può non partire da questa anomalia storica per
correggerla perché pesa come una palla al piede della Russia che ne rende
sempre difficili i movimenti e i rapporti con gli stati confinanti.
Secondo
la politologia russa le principali direttrici della politica demografica sono:
"la riproduzione e la migrazione della popolazione; la formazione del suo
potenziale formativo; la composizione e la struttura delle risorse lavorative;
l'orientamento professionale; l'organizzazione del lavoro; l'occupazione della
popolazione" (p. 91).
Si
potrebbe, sulla scia della pubblicazione russa del 1993, cosa significano
concretamente le varie voci, ma rinvio alla sapienza dei lettori. Vale solo la
pena di ricordare come sarebbe stato possibile realizzare tutto questo senza la
verticale del potere in un paese come la Russia dove le varie etnie sono
stanziate da sempre in modo assai frastagliato, anzi spesso in modo così
confuso che è difficile scinderle.
Ma
a volte ci sono isole di popolazione compatta che oltre ad essere isole etniche
hanno la caratteristica di avere religioni diverse. Pare evidente che se non
c'è una saggezza politica unitaria si sono create nel passato e anche nel
periodo di Eltsin delle differenziazioni così stridenti da pro ocare il caos
civile e sociale. In questi casi una democrazia astratta può solo provocare
conflitti interminabili e insensati. La politica di Putin ha teso, fin
dall'inizio, ad evitare la disgregazione della Russia e da questo pl}nto di
vista si è sempre mosso con abilità e coerenza.
Da
questo punto di vista la ricostruzione operata da Cristian Collina si
avvicinano notevolmente soprattutto quando afferma: Putin, quindi ha in mente
uno stato che "non ha un carattere congiunturale dovuto alle necessità del
momento, ma vuole essere il volano di un nuovo modello politico economico"
(p. 5). Quale modello? In primo luogo, la proprietà privata senza lo strapotere
degli oligarchi; 2) un sistema democratico con una gerarchia di poteri dal
centro alle periferie; 3) i poteri e le esigenze delle aziende private dovevano
contemperarsi nell' ambito degli interessi dello stato. Eltsin soprattutto sul
terzo punto non riuscì mai ad essere all'altezza del suo compito forse anche a
causa della malattia che lo colpì. Forse il senso di colpa lo portò all'ubriachezza
molesta dopo l'eccidio della Casa Bianca del 1993.
In
un certo senso la soluzione in linea di principio fu trovata con la repubblica
presidenziale russa senza contrappesi perché non ha mai previsto una vera
limitazione dei poteri presidenziali. Il presidente oltre a dirigere la
politica estera è comandante in capo dell'Esercito, nomina i dirigenti dei
ministeri della forza, i cosiddetti siloviki (FSB, Ministero della Difesa e la
polizia); e anzi, spesso, presiede di fatto il consiglio dei ministri ... E poi
il presidente può sciogliere la Duma, di fatto, servendosi di un pretesto.
La
confusione politico istituzionale che regnava sovrana negli ultimi anni del
potere di Eltsin portò la Russia nel 1998 al fallimento finanziario dello stato
russo con la contemporanea scandalosa mancanza del pagamento dei salari a
milioni di operai. I nuovi capitalisti sorti d'incanto dalla ex nomenclatura
del PCUS non solo non pagavano i salari ai dipendenti ma neanche le tasse allo
stato.
Putin,
appena nominato Presidente del Consiglio cominciò ad agire con coerenza sulla
base delle linee guida contenute nella Costituzione russa fatta elaborare dal
Eltsin ma di cui lui non si rese mai bene conto delle implicazioni a partire
dalla pacificazione delle regioni russe e delle repubbliche autonome su base
nazionale. E cominciò con la Cecenia ...
Ma
ritorniamo alla malversazioni che se avessero continuato ancora avrebbero
portato non solo ad una guerra sociale senza precedenti, ma anche alla
frammentazione del paese che era già in una fase avanzata di incubazione e nel
Caucaso di attuazione pratica.
Putin
si è rivelato alla prova dei fatti un politico che vedeva chiaro e lontano. In
poco tempo riuscì a realizzare una impresa ciclopica: far retribuire
regolarmente i dipendenti pubblici e privati e poi gradualmente a far pagare le
tasse ai nuovi proprietari-produttori. Ha avuto il coraggio di men re o far
mettere sotto accusa grossi oligarchi che avevano evaso il - o per somme
astronomiche (Chodorkovskij, etc.) La politica di Putin in certi settori
strategici per la sicurezza dello stato riesce a recuperare quote azionarie e
proprietarie di non secondaria importanza come ad esempio la Rosneft ... Si
inserisce anche nel settore dei partiti con la costituzione di un proprio
partito che dopo varie trasformazioni si chiamerà Edinaja Rossija (Russia
unita), ma attraverso leggi elettorali adeguate a impedire la frammentazione
politico elettorale che ha ridotto a soli quattro i partiti presenti alla Duma.
Successivamente
si osservano a che flessioni rilevanti di Edinaja Rossija dopo la crisi
finanziaria del 2008 con l'apparizione di gruppi e gruppetti critici verso la
politica putiniana portata avanti con varie oscillazioni dal tandem Medvedev
(Presidente della Federazione Russa) e Putin (Presidente del Consiglio) che non
riusciranno mai a sfondare davvero nella capitale. Al massimo riusciranno i
dissidenti a portare in piazza alcune decine di migliaia di persone per due o
tre volte malgrado le previsioni fatte dai loro rappresentanti di
manifestazioni sempre più numerose e più spesso fino alla cacciata di Putin.
Previsioni che viste con i dati demoscopici che avvalorano un favore popolare
dell' 88% a favore del Presidente Putin dopo l'annessione della Crimea e
malgrado le difficoltà economiche dopo le sanzioni occidentali contro la
Russia, sono previsioni che fanno sorridere per la loro assoluta fallacia di
queste stesse previsioni. In genere da Nemcov a Noval'nij si sono dimostrati
tutti palloni gonfiati dalla stampa occidentale. Comunque il saggio di Collina
contiene tutta una serie di osservazioni fondate e valide che in gran parte
prese in sé e per sé condividiamo, persino quella che nella soluzione portata
avanti da Putin sulla questione cecena ci siano contraddizioni "stridenti"
prima di tutto sul piano culturale e religioso in contrasto con il rapporto
stato chiesa o meglio stato e chiese che regola le vita civile della Russia.
Anche
a proposito della alternanza che di fatto è avvenuta fra eleggibilità dei
governatori e di altre importanti cariche locali che fu soppressa e poi è stata
reintrodotta da Putin dopo le manifestazioni del 2012, come afferma Collina, si
potrebbe sottolineare che negli anni di Breznev e di Eltsin si erano formate
mafie locali che andavano eliminate o quantomeno combattute con metodi
straordinari dall'alto perché dal basso forse si riteneva impossibile data la
compenetrazione sociale locale ... Solo la "verticale del potere"
poteva limitare le influenze perniciose affrontandole in maniera variegata perché
estremamente varie erano e sono le situazioni del mondo russo.
E'
comunque, un fatto incontrovertibile che malgrado le difficoltà economiche e
finanziarie dell'ultimo anno dopo l'introduzione delle sanzioni il sistema di
governo rodato da Putin regge, non si sono ancora verificati sintomi di
dissenso clamorosi. C'è stata solo la manifestazione di dissenso subito dopo
l'assassinio di Nemcov che, però, è subito rientrata.
Questo
vuol dire he l l'indirizzo del Presidente Putin lazione russa per ora segue litica
estera sia interna. Se nel futuro si manifesteranno fatti nuovi non mancheremo
di analizzarli e segnalarli.
Malgrado
tutte le osservazioni giuste di Cristian Collina, il suo saggio che esprime
compiutamente e succintamente i cardini della politologia e sociologia
anglosassone non può e non avrebbe potuto afferrare il nocciolo della politica
estera e interna di Putin che pur avendo preso le mosse e l'eredità (rovinosa)
di Eltsin ha saputo per ora evitare le conseguenze perniciose per la Russia
della politica dell' ex presidente. Infatti, so per notizia verbale certa, che
Eltsin chiedeva ai suoi collaboratori come si faceva negli USA e alle loro
decisioni si atteneva.
Questo
modo di procedere portò per due volte la Russia sull' orlo della guerra civile
e nel 1998 al fallimento economico finanziario.
Putin,
avendo vissuto molti anni all' estero si era documentato sulle acquisizioni
della storiografia e la sociologia dei russi emigrati. Quindi aveva conosciuto
da vicino sia le teorie della nazionalità ufficiale, sia degli occidentalisti,
degli slavo fili, sia dei nazionalisti monarchici grandi russi e infine dei
menscevichi, ma soprattutto l'euroasismo.
A
leggere oggi la politica di Putin alla luce di quello che accade non si può non
dare grande risalto alle teorie euroasiatiche applicate alla prassi. Il mondo
russo (che non è solo quello dei russi) comprende tutti i popoli che sono stati
profondamente influenzati dal modo di vita russo compresi quelli dell'Asia
centrale e del Caucaso. Dirò di più. on è solo la creazione del mercato comune
euroasiatico che rende la politica di Putin vicina alla teoria euroasiatica, ma
l'annessione della Crimea e soprattutto la guerra nell 'Est ucraino ha fatto
dimenticare ai russi (e non solo a loro) le differenze fra "bianchi"
e "rossi" e a ricompattare il mondo russo per il suo modello di
civiltà che non e esattamente quello anglosassone, ma quello che deriva dalle
loro particolarità climatico-geografiche, etnico religiose e storiche. La
metodologia della sociologia anglosassone non riesce nel mondo russo ortodosso,
come in quello buddista, islamico e induista o capirli e spiegarli fino in
fondo cioè non vede i vari "modelli di civiltà".
l)
Politologija. Enciklopediceskij slovar', Izd.vo M.K.U. 1993
Renato
Risaliti
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